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“Ecco perché non sono vaccini”. Parla l’inventore della tecnologia mRna. L’intervista

Pubblicato il 20/04/2023 19:58 - Aggiornato il 21/04/2023 15:19

L’annuncio trionfalistico, e subito propagandato come la panacea di tutti i mali, meriterebbe riflessioni un po’ più ponderate. Le stesse case farmaceutiche, è il caso di Moderna, produttrici dei vaccini antiCovid, che come sta emergendo presentavano non poche criticità – e non è la sede per proseguire il discorso su effetti avversi e malori improvvisi – ora starebbero creando dei vaccini “personalizzati” contro il cancro, pronti “entro il 2030”, secondo l’annuncio di Paul Burton, direttore sanitario della multinazionale di Big Pharma. Eppure, qualcuno ancora si fida. Dunque: “Obbligare tutti ad assumere tali farmaci è eticamente sbagliato”. Una affermazione semplice, ragionevole, che assume valore ancor maggiore se pronunciata da Robert Malone, il medico e biochimico statunitense inventore della tecnologia mRna. Nonostante vantasse la paternità della tecnologia utilizzata per i vaccini contro il Covid, egli stesso è stato molto critico sin dalla prima ora, ma nessuno gli ha dato retta. Speriamo, pertanto, che quanto ha riferito durante l’intervista concessa a Byoblu abbia una più vasta eco. In sostanza, i presunti vaccini anticancro annunciati da Moderna e Merck non sono, allo stato attuale della ricerca, affatto realizzabili, quantomeno non per come sono stati presentati. È l’ennesima scommessa, essenzialmente volta al profitto, sulla salute delle persone. “Per me è difficile entusiasmarmi quando si parla di un possibile vaccino contro il cancro con la tecnologia mRna – afferma Malone, sollecitato da Marco Paganelli – Vedrei uno sviluppo di quest’ultima nel contesto del cancro, piuttosto che in uno scenario dove tutti ricevono un vaccino sperimentale”. (Continua a leggere dopo la foto)
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vaccini anticancro malone mrna

E ancora: “Siamo davanti ai social media che impongono false priorità. Dobbiamo compiere un passo indietro, tornando ad affrontare quelle vere”. Ora segue un passaggio molto tecnico, ma in fondo comprensibile: “Il problema di base non è descrivere l’antigene, né utilizzare un vaccino a RNA, una proteina purificata o un vettore adenovirus. Le difficoltà – prosegue Robert Malone – possono sorgere per l’immunomodulazione e per la rottura della tolleranza contro gli antigeni tumorali. Quindi se ci chiediamo: c’è un potenziale affinché i vaccini mRna, o DNA, o altri tipi di sieri basati sulla terapia genica possano permettere in futuro di ottenere delle vaccinazioni personalizzate per i pazienti? Si, tecnicamente è fattibile. La tecnologia è già arrivata a questo livello? Lo dubito seriamente”. Peraltro, ci troviamo dinanzi a una acrobazia semantica: semplicemente perché “non sono vaccini”, bensì farmaci oncologici. Si tratterebbe di una terapia volte a curare una malattia già in corso. Ovvero una terapia genica a mRNA, che verrebbe iniettata, infatti, a soggetti che avessero sviluppato già una patologia tumorale. In merito al vaccino contro il Covid, Malone ha sempre sostenuto che la proteina Spike del vaccino circoli nell’organismo dei vaccinati – tecnicamente si parla di biodistribuzione – e non si fermi nei pressi del sito di inoculazione, ovvero la regione del deltoide, come invece ritenuto finora. Esattamente la stessa posizione del dottor Giovanni Frajese. (Continua a leggere dopo la foto)
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Questa eventualità porrebbe a cascata altre domande sui meccanismi di azione della Spike. Dunque, le priorità, o quantomeno le cose fattibili e auspicabili nell’immediato, possono, devono essere anche altre: “Penso che ci sia bisogno di avere delle normative in Europa in merito alla tutela del cibo di alta qualità”. Molta attenzione andrebbe prestata “alla letteratura riguardante gli organismi geneticamente modificati”.

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