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Gas, la rivelazione choc dell’ex dirigente Eni sulle scorte italiane: ecco la verità (che Draghi non dice)

Pubblicato il 04/05/2022 08:52 - Aggiornato il 07/12/2022 17:52

Salvatore Carollo, ex dirigente Eni, è stato intervistato in esclusiva sulla questione gas durante la puntata di martedì 3 maggio di “Fuori dal Coro“, il talk show politico condotto da Mario Giordano su Rete4. Le parole di Carollo, però, sono state tutto fuorché confortanti: “Prima di cominciare a parlare di dove andare a cercare il gas, dobbiamo mettere al sicuro il nostro sistema di stoccaggio”, dice, lanciando un vero e proprio appello al governo. “L’Italia sta per finire le scorte” (senza le forniture dalla Russia) e, come dice il servizio, sembra essere riuscita nell’impresa di non fare assolutamente nulla di risolutivo da diversi anni a questa parte. (Continua a leggere dopo la foto)

Le scorte sono al minimo (1,8 miliardi di metri cubi) e non si è ancora giunti ad una soluzione per, tramite accordi con altri Paesi, ottenere più gas, soprattutto alla luce della crisi energetica aggravata dalla guerra in Ucraina e dallo strategico gas russo che potrebbe presto venir meno. “Ad oggi non c’è nulla – afferma Carollo durante l’intervista -. Solo ‘trattati di amicizia’”. Luigi Di Maio e Roberto Cingolani la scorsa settimana erano volati in Angola e Congo per parlare di forniture di gas con i governi locali. I dubbi, però, restano gli stessi: a che serve la trasferta, se il contributo che questi due Paesi possono dare alla causa italiana è pressoché nullo? (Continua a leggere dopo la foto)

Il governo si è mosso solo per dare l’impressione di fare qualcosa, senza avere una strategia definita. Sono i numeri e gli analisti dell’energia a bollare come inutile la missione odierna. Lo scopo è rimpiazzare (anche se non nell’immediato, confidando che la Germania ci aiuti a prendere tempo) la Russia: primo Paese al mondo per riserve di gas (il 20% del totale) e venditore, sinora, del 43% del metano che l’Italia importa ogni anno. Da qui, la scelta di rivolgersi a fornitori minori. Le mete del viaggio di Di Maio e Cingolani, però, non appaiono in grado di svolgere un ruolo minimamente rilevante. Nella classifica mondiale dei Paesi detentori di riserve di gas l’Angola figura al quarantesimo posto. E una cosa è averlo nel sottosuolo e un’altra estrarlo: servono investimenti e tecnologie, che laggiù mancano. (Continua a leggere dopo il video)

Salvatore Carollo afferma: “In Angola non ci sono giacimenti di gas. Esiste solo il gas associato ai campi petroliferi (di pessima qualità) che viene inviato ad un impianto di liquefazione di proprietà di una joint venture di cinque partners e di cui l’Eni possiede solo il 13,6%”. Questo gas liquefatto, o Gnl, viene di regola acquistato dalle compagnie asiatiche, che pagano il prezzo più alto. Morale della storia, anzi del viaggio: in Angola “l’Italia sarà accolta amichevolmente, ma certamente non potrà ricevere garanzie di forniture di gas”. Peggio ancora è messa la Repubblica del Congo, che nella classifica mondiale dei Paesi detentori di riserve di gas occupa il cinquantatreesimo posto e nelle statistiche internazionali nemmeno appare tra gli Stati che hanno estratto o venduto metano nel corso del 2020.

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