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Marco Rizzone, l’onorevole senza onore del M5S che si è intascato il bonus Iva

Pubblicato il 14/08/2020 11:28

Nei giorni scorsi la senatrice del Movimento Sara Paglini aveva puntato il dito contro la stampa, accusandola di aver inventato un caso che non aveva riscontri nella realtà: “Lo scandalo dei furbetti del bonus Iva? Non esiste nessun parlamentare Cinque Stelle coinvolto”. E invece, nel giro di qualche ora, la verità è emersa accompagnata da un nome e un cognome, quello di Marco Rizzone. È lui, membro della commissione Attività Produttive e di quella di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, a essersi reso protagonista di un comportamento riprovevole, infilarsi in tasca un contributo di 600 euro pensato dallo Stato per andare incontro alle partite Iva messe in ginocchio dalla crisi economica figlia della pandemia.

Marco Rizzone, l'onorevole senza onore del M5S che si è intascato il bonus Iva

Soldi pubblici, soldi che sarebbero dovuti finire in mano a tanti italiani in difficoltà. E che invece Rizzone ha preso con agghiacciante naturalezza, convinto come altri colleghi “onorevoli” di partiti diversi che nessuno lo avrebbe mai scoperto. Un senso di nausea che aumenta ulteriormente rileggendo, col senno di poi, certe sue dichiarazioni passate: lo scorso 1 aprile, mentre il Paese era nel pieno dell’emergenza sanitaria e viveva chiuso in casa e spaventato, Rizzone aveva pubblicato un post su Facebook in cui spiegava la facilità con cui era possibile accedere ai 600 euro sotto forma di contributo: “Bastano 5 minuti”. Evidentemente lui era particolarmente informato sulle modalità di accesso, viene oggi amaramente da pensare.

Marco Rizzone, l'onorevole senza onore del M5S che si è intascato il bonus Iva

Imprenditore nel settore delle tecnologie e del turismo, Rizzone ha creato l’app Zonzo Fox, una guida turistica nelle città italiane, e nel 2019 ha dichiarato un reddito di poco inferiore ai 75 mila euro. Inoltre è in possesso di diverse azioni sparse tra Enel, Leonardo, Pirelli, Eni. Non proprio la tipologia di cittadino in difficoltà per il quale si era deciso di introdurre l’ormai famigerato bonus. Uno scandalo di fronte al quale il Movimento non può restare immobile: Vito Crimi ha già chiesto e ottenuto la sospensione, l’espulsione deve essere ora il naturale passo da compiere successivamente. Nell’attesa, fa rabbia constatare come i 5 Stelle si fidassero di Rizzone al punto da farlo entrare nella Commissione d’inchiesta sui truffati dalle banche: cittadini in attesa di giustizia e che non hanno ancora visto un euro, al contrario, a quanto pare, dell’onorevole.

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Il nome di Rizzone completa così un quadro che aveva visto già venire alla luce i nomi dei parlamentari leghisti Elena Murelli e Andrea Dara. Altre due vicende che si commentano da sole. Dara nel corso del 2019 ha dichiarato un reddito di 109.324 euro e, una volta venuta alla luce la sua posizione, si è affrettato a giustificarsi dicendo di non sapere nulla: “A chiedere il bonus è stata mia madre, il commercialista non mi aveva informato di niente”. Murelli, invece, a sua volta ha dichiarato nel corso dello scorso anno un reddito superiore ai 100 mila euro: 106.309 per la precisione. Aveva bollato, attaccando il governo, i 600 euro come “elemosina”. Un’elemosina della quale, poi, è corsa ad approfittare.

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