x

x

Vai al contenuto

Il 22°Dpcm: ‘moralismo suicida di Stato’

Pubblicato il 28/10/2020 10:58 - Aggiornato il 28/10/2020 11:00

di Alessio Mannino.

La tragedia si ripete come farsa. Il 22° Dpcm, il terzo in dodici giorni, il più scombiccherato e assurdo dei provvedimenti presi dal governo Conte, fa la parodia allo “Stato etico” di gentiliana memoria. Senza uno straccio di riferimenti epidemiologici precisi, l’armata brancaleone a Palazzo Chigi ha stabilito cosa è giusto e cosa non è giusto tenere aperto, in un osceno paternalismo calato dall’alto che nell’ansia di scontentare il meno possibile, ha finito con lo scontentare tutti.

Punto primo: per scongiurare una seconda quarantena totale, il premier ha varato una semi-quarantena fissando come scadenza il 24 novembre prossimo, data che non ha alcuna giustificazione scientifica. Secondo: politicamente si è ficcato da solo in un vicolo cieco, ponendo come meta e premio ai nuovi sacrifici il Natale libero da restrizioni, quando nessuno è in grado di prevedere, di qui a due mesi, la curva all’insù di contagi e ricoveri.

Terzo: le palesi illogicità contenute nel decreto (la mannaia su cinema teatri e palestre, a fronte di trasporti pubblici con assembramenti garantiti, o il coprifuoco serale per bar e ristoranti, come se il virus rispettasse orari tabellari) hanno tutta l’aria di spiegarsi benissimo con una grottesca logica di compromesso fra ministeri, per cui se attività ricreative e sportive andavano immolate, allora per par condicio pure quelle culturali, cosicché i grillini Spadafora e Patuanelli non ci rimettessero più del piddino Franceschini; anche qua, le ragioni medico-sanitarie sembrano puro optional.

Quarto: nonostante l’aver evocato per mesi e mesi la recrudescenza autunnale (reo confesso Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera: “Ci ha colti impreparati questa nuova ondata di contagi”, La Stampa, 25 ottobre), la macchina della prevenzione è arrivata clamorosamente impreparata all’appello: fallita miseramente la sperimentale app Immuni, impanicati gli ospedali a corto di medici e infermieri, ormai non c’era modo per intervenire sui luoghi di lavoro e sul sistema degli spostamenti, ma così, limitandosi a trasferire il problema sui comparti declassati a inessenziali, si è creato un sistema economico di serie A (fabbriche, uffici ecc) e uno di serie B (ristorazione, fiere, cultura, esercizio fisico), inducendo surrettiziamente rivalità e conflitti fra pezzi dell’economia.

Quinto: con la barzelletta della “forte raccomandazione” a non uscir di casa “salvo che per esigenze lavorative, di studio, per motivi di salute, per situazione di necessità”, inserita in una disposizione nella quale dovrebbero trovar spazio esclusivamente obblighi o divieti, si scarica la responsabilità della pandemia sui cittadini, con un moralismo di Stato che farebbe ridere se non facesse piangere.

In prima linea nell’hobby nazionale dello scaricabarile e del rinvio a data da destinarsi, il governo giallorosè nelle sue varie ramificazioni, dal commissario Arcuri al ministro Speranza, non ha messo mano per tempo al tracciamento coi tamponi (come invano aveva proposto per tempo, cassandra inascoltata, il professor Crisanti), non ha provveduto a coivolgere le riottose Regioni (i cui presidenti di vario colore, facendo naturalmente politica anche loro, non hanno mancato di cavalcare l’improntitudine generale: preclaro esempio il campano De Luca, retromarcista a tempo di record subito dopo la fiammata di rivolta a Napoli), ha infilato gaffes sesquipedali (aver dato il penultimatum di una settimana ai centri fitness per poi chiuderli tutti senza distinzioni, o aver fatto avanti-indietro sulla didattica a distanza nelle scuole, roba che un ministro dell’istruzione degno di tal nome avrebbe rassegnato le dimissioni seduta stante).

E soprattutto, colpa gravissima per chi è responsabile ultimo del senso e del rispetto delle istituzioni, nell’impartire una sorta di pedagogia di massa, della serie questo si può fare questo no, ha paradossalmente ottenuto l’effetto contrario, con imprenditori, lavoratori e associazioni che ora considerano vano, inutile e controproducente aver speso tempo e quattrini per adeguarsi a norme e precauzioni contro il Covid. Morale: pare proprio che questo governo ce la stia mettendo tutta, per scavarsi la fossa. Il guaio è che nel buco ci finisce anche l’Italia.