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“C’erano già nel 2020.” Fuori dal Coro, la denuncia del luminare: “Perché non hanno fatto le autopsie” (VIDEO)

Pubblicato il 28/05/2023 08:00 - Aggiornato il 31/05/2023 13:12

Sono tante, da non poterle quantificare, le vite che forse si sarebbero potute salvare se, durante la cosiddetta pandemia da Covid 19 e relativa e massiccia campagna vaccinale, si fossero effettuate le autopsie delle persone scomparse a causa del virus, almeno secondo la versione ufficiale. E questo lo si sapeva già dal 2020. La meritoria e prolungata inchiesta che la trasmissione Fuori dal Coro porta avanti da mesi si è arricchita, nella puntata dello scorso martedì, di una nuova pagina buia. Ospite, tra gli altri, era Aurelio Sonzogni, anatomopatologo all’epoca presso l’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, presunto epicentro del contagio, il quale ha disatteso la circolare del ministero della Salute guidato da Roberto Speranza, che sconsigliava vivamente le autopsie per assurde e antiscientifiche motivazioni, dato che quantomeno ammetteva che i cadaveri non potessero veicolare il contagio. Ebbene Sonzogni e il collega Andrea Gianatti hanno “disobbedito” e, disattendendo la circolare, hanno invece effettuato alcune autopsie dalle quali – ed eravamo ancora alla fine di aprile 2020 – si evinceva che “le cause delle morti erano i trombi”, come ha riferito nella trasmissione di Mario Giordano. È stato un gravissimo errore, palesemente voluto, non tener conto di queste scoperte nei protocolli sanitari emanati dal ministero della Salute. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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Autopsie negate e cure proibite

Trombi che si sarebbe potuto sciogliere attraverso una “terapia anticoagulante”, essenzialmente per il tramite della eparina e del cortisone. Cosa che Sonzogni e Gianatti hanno fatto e che ha comportato un drastico calo della mortalità: dai venti decessi al giorno, che si contavano prima, si era rapidamente scesi ai due decessi al giorno. Dunque, il ministro Speranza negava le autopsie – così come faceva anche Aifa – e negava le cure che, invece, si erano dimostrate efficaci, preferendo quella strategia famigerata della Tachipirina e vigile attesa, sconfessata (tardivamente) persino da Giorgio Palù, virologo e presidente dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa), lo scorso 10 maggio, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta. Hanno ucciso più del virus, invece, i folli protocolli che imponevano l’intubazione e la ventilazione forzata, che aveva l’unico effetto di sviluppare una polmonite batterica secondaria, che era la vera causa di morte, come acclarato dalla ricerca Machine learning links unresolving pneumonia, including Covid 19 pubblicata sul Journal of Clinical InvestigationPerché, nonostante gli eccellenti risultati di Sonzogni e Gianatti, i loro risultati sono stati ignorati e boicottati? In un solo altro ospedale, oltre al Giovanni XXIII di Bergamo, ovvero il Sacco di Milano, furono effettuate le autopsie proibite e curate le persone con terapia eparinica anticoagulante. (Continua a leggere dopo la foto)
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risultati autopsie ignorati anatomopatologo

Risultati positivi (ma ignorati)

Risultati positivi, quelli raggiunti, al punto che vennero segnalati anche dalla nota rivista scientifica Lancet. Ma nei protocolli sanitari non ve ne era menzione, come non ce n’è tuttora: è stato deciso di far finta di niente. Si è preferito intubare e iperventilare, come nelle polmoniti classiche, e non di curare prima l’infiammazione. Attualmente, persino nello stesso ospedale Sacco di Milano, non si segue più la terapia eparinica anticoagulante, perché: “Così dicono i protocolli”, come riferisce Giuliano Rizzardini, primario di infettivologia.

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