“Non serviva di certo tachipirina e vigile attesa”. Una voce dal sen fuggita? È più una clamorosa, assai tardiva, ammissione di colpa quella di Giorgio Palù, virologo e presidente dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa). Lo scorso 10 maggio, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, ha smontato la narrativa di questi ultimi tre anni. Narrativa cui l’Aifa ha contribuito direttamente e pesantemente, come emerge dalle diverse inchieste della trasmissione Fuori dal Coro. Tale ammissione non è una buona notizia, se pensiamo a quante persone che hanno contratto il Covid sono morte per via di protocolli sanitari folli e controproducenti fino a conseguenze esiziali. Ma non è tutto: se chi, come il medico Andrea Stramezzi, è stato sospeso per aver difeso l’efficacia delle cure domicilari, adesso proprio Palù torna sulla idrossiclorochina, che venne ritirata dalla stessa Aifa. Il cui presidente ora dichiara, e lo citiamo testualmente: “Non abbiamo considerato studi clinici comparsi su importanti riviste che consigliavano l’uso di un farmaco già dimostratosi efficace nei confronti dei precursori del SARS-CoV-2”. Però, viene naturale sottolineare come altri studi, praticamente inventati di sana pianta, sono stati presi in considerazione, eccome. Pensiamo al cosiddetto Lancetgate: occorre tornare a tre anni fa, allorché le due riviste medico-scientifiche più prestigiose al mondo, Lancet e New England Journal of Medicine, pubblicarono un articolo che riportava un rischio di mortalità agghiacciante tra i pazienti colpiti da Covid-19 e trattati con il farmaco antimalarico idrossiclorochina. L’articolo, che non aveva ricevuto la necessaria e specifica approvazione da parte di un comitato etico di ricerca, ha fatto credere a molti che tale farmaco avrebbero potuto causare più morti che cure. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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Dopo due settimane, le stesse riviste, considerando l’assoluta manipolazione dei dati scientifici e l’assenza di qualsivoglia conferma – in sostanza, come dicevamo, era tutto inventato – hanno ritirato l’articolo perché non aveva valore scientifico. Nel frattempo, però l’Oms aveva “sconsigliato” vivamente l’utilizzo e i governi si adeguarono, vietando l’uso dell’idrossiclorochina e sospendendo i medici che la utilizzavano, e con successo. La cosa vergognosa è che, due mesi dopo, ancora il 27 luglio del 2020, nella sua informativa periodica ai medici di base, la stessa Aifa in merito all’idrossiclorochina ne definiva l’efficacia “incerta” e parlava di “potenziali rischi”. Peraltro, nel 2015, fu Anthony Fauci a consigliare l’uso della idrossiclorochina per il primo coronavirus. E poi c’è un altro aspetto inquietante, che risale allo stesso 2020 ma subito caduto nel dimenticatoio, ovvero le affermazioni di Philippe Douste-Blazy, ex ministro della Salute francese, che aveva riportato, in una trasmissione televisiva, una conversazione privata con lo stesso direttore di Lancet. Ebbene, questi, secondo l’ex ministro francese, avrebbe lamentato che l’industria farmaceutica è talmente potente da riuscire a orientare la pubblicazione di lavori che dicano esattamente ciò che vuole Big Pharma. Se ancora qualcuno avesse dei dubbi, o partisse con il tormentone dei morti di Bergamo caricati nei camion militari, potrete rispondere con le stesse parole di Palù: “si trattava di un virus a diffusione nosocomiale”, e si era enormemente più a rischio negli ospedali che altrove. Da lì partiva la diffusione del contagio. Giorgio Palù, tuttavia si autoassolve: “Gli errori si fanno”. Già, ma questi presunti “errori” quante vite sono costate? (Continua a leggere dopo la foto)
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L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato ufficialmente la conclusione della pandemia da Covid 19, e quindi ora anche i vertici Aifa possono dire quello che in moltissimi sostengono da tempo, ma lo fanno con colpevolissimo, e inaccettabile, ritardo. I parenti e gli amici di tutte le vittime, non del Covid ma dei protocolli sanitari, non possono certo accontentarsi delle scuse di Giorgio Palù.
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