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Protocolli modificati per mancanza di tamponi: così il Covid riuscì a dilagare in Italia

Pubblicato il 28/09/2021 12:40

Cosa è successo nella prima fase della pandemia, quando il Covid colse di sorpresa l’Italia e il mondo causando milioni di morti? Perché le prime circolari del governo sulla gestione dell’emergenza sono poi cambiate, in particolare delle disposizioni per l’individuazione dei casi sospetti? Come rivelato da Presa Diretta, in onda su Rai Tre, ci sono queste domande al centro dell’inchiesta che la Procura di Bergamo sta portando avanti sulla gestione della crisi. Con i famigliari delle vittime che puntano nel frattempo il dito contro l’esecutivo Conte, sostenendo che le modifiche nelle procedure avrebbero permesso al Covid di circolare indisturbato e far precipitare la situazione.

Ma cosa è successo, di preciso? Fino al 26 gennaio 2020, le circolari del ministero della Salute guidato da Roberto Speranza prevedevano che si procedesse a controlli, sotto forma di tampone, non solo per chiunque avesse avuto contatti con la provincia cinese di Wuhan, epicentro della pandemia, ma anche per tutti i pazienti con sintomi riconducibili a Sars. Un passaggio che era stato però modificato il 27 gennaio: niente più accertamenti su chi non ha viaggiato verso la Cina o non è stato a contatto con un positivo.

L’impossibilità di effettuare tamponi su pazienti con sintomi sospetti sarebbe stata, secondo i parenti delle vittime, tra le cause che hanno favorito l’esplosione del Covid, mentre né il governo né la Regione Lombardia intervenivano attivando, come invece sarebbe stato opportuno, un’attenta sorveglianza epidemiologica. Il motivo di questa decisione? A Presa Diretta, l’ex direttore generale della prevenzione del Ministero della Salute Claudio D’Amario ha spiegato: “Ci fu una richiesta specifica dalle Regione, che dissero di non poter fare tamponi a tutto il mondo perché non avevano neanche le risorse. Così ci fu questa nuova circolare che fu richiesta e che noi emettemmo come ministero”.

Consuelo Locati, del team legale che ha intrapreso la causa civile a Roma, è andato subito all’attacco dopo queste nuove rivelazioni: “La Regione Lombardia non aveva i tamponi, i nostri cittadini sono stati mandati a morire”. In particolare, i sospetti sul caso di un cinese residente in Val Seriana, mai classificato ufficialmente come caso Covid, fanno pensare che si sarebbe potuto capire con settimane e settimane di anticipo cosa stava per accadere, intervenendo per tempo. In tutto questo ci sarebbe anche una Commissione d’inchiesta incaricata di fare luce sull’emergenza. Che, però, da tempo ha deciso di coprire l’operato di governo e Regione, senza investigare realmente.

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