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Il tragico boom di Compro Oro e Banchi dei pegni, nuove frontiere della povertà

Pubblicato il 25/02/2021 12:10 - Aggiornato il 25/02/2021 12:11

C’è un drammatico cortocircuito, innescato dalla crisi economica, di cui il governo non parla, fingendo di avere la situazione sotto controllo. E continuando a promettere alle famiglie in difficoltà aiuti che non arrivano mai. E così, ecco che gli italiani hanno iniziato a guardare altrove, cercando “altri canali di indebitamento, alcuni dei quali controllati dagli istituti di credito, pronti ad approfittare della vulnerabilità dei soggetti fragili”. Una denuncia che arriva dall’ultimo rapporto presentato da Cnca, il Comitato nazionale comunità di accoglienza.

Il tragico boom di Compro Oro e Banchi dei pegni, nuove frontiere della povertà

Nel dossier, dal titolo “Cortocircuito. Come la spirale del debito impoverisce il tessuto sociale”, si analizzano situazioni purtroppo sempre più frequenti di difficoltà economica, che sfociano nel “ricorso all’usura e all’utilizzo massiccio di Banchi dei pegni o, finché è possibile, nella vendita di oro e preziosi, attingendo agli ultimi piccoli possessi famigliari”. Persone costretta a umiliarsi pur di riuscire a tirare avanti, non potendo più lavorare e non adeguatamente assistite da uno Stato che continua a latitare.

Il tragico boom di Compro Oro e Banchi dei pegni, nuove frontiere della povertà

E d’altronde basta leggere i dati arrivati in questi mesi per acapire l’aggravarsi della situazione. La Caritas parla di un aumento dal 31% al 45% dei nuovi poveri, quelli che per la prima volta si sono trovati a chiedere aiuto. E il report Cnca evidenzia come le responsabilità siano anche delle banche: “Tra le cause del tracollo va incluso anche il comportamento del sistema bancario e creditizio, che non si è rivelato prodigo nel concedere liquidità né ai giovani né alle imprese, soprattutto a quelle di piccole dimensioni”.

Il tragico boom di Compro Oro e Banchi dei pegni, nuove frontiere della povertà

E così, ecco il triste boom dei Banchi dei pegni: ogni anno vi si rivolgono mediamente tra le 270 e le 300 mila persone, per un volume d’affari di circa 800 milioni di euro. Il paradosso? Il dossier evidenzia come questi istituti siano di proprietà di una quarantina di banche, come Unicredit, Mps, Intesa San Paolo, Carige, Bpm. L’alternativa sono i compro oro, passati da 24.877 a 29.511 in tutto il territorio. Cnca invoca l’istituzione di forme di microcredito che diano ossigeno alle famiglie. Costrette, altrimenti, a rinunciare anche alla dignità pur di non alzare bandiera bianca.

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