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“Mi fa venire i brividi”. Utero in affitto, lo psichiatra Paolo Crepet è contro: “Ecco perché è sbagliato”

Pubblicato il 22/03/2023 08:39 - Aggiornato il 28/03/2023 11:37
Paolo Crepet utero in affitto
Paolo Crepet

Il professor Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e scrittore di grande fama, è intervenuto sul tema cocente dell’utero in affitto. La sua posizione in merito è categorica, e manda in tilt anche tutta la sinistra che di questa battaglia “assolutamente prioritaria” per il Paese – soprattutto in un momento come questo – ha fatto l’ennesima bandiera. O l’ennesimo specchietto per le allodole. Dice Crepet: “La genitorialità non è un diritto dei soli genitori, ma deve corrispondere anche ai diritti dei nascituri. Vale per tutti, eterosessuali e omosessuali. Adottare è una cosa bella, ma complicata. È un tema che implica una scelta”. Utero in affitto e maternità surrogata sono dunque al centro della lunga intervista rilasciata a Libero, in cui Crepet entra nel merito delle ipotesi per dire come la pensa, ma anche cercando di allargare gli orizzonti a chi è intriso di pura ideologia, nonché di ricerca disperata di consensi e voti. (Continua a leggere dopo la foto)
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La pratica dell’utero in affitto, quest’idea che si possa scegliere una mamma, mi fa venire i brividi“, tuona Paolo Crepet, che poi aggiunge: “Una mamma non si sceglie. E lo dico pur essendo del tutto estraneo a qualsiasi neofascismo culturale. Posso capire il desiderio umano di maternità, ma è un tema complesso. Ho dei dubbi anche su quelle mamme che vogliono mettere al mondo un figlio a 50 anni. Per 49 anni fanno quello che vogliono, poi sul viale del tramonto hanno questa voglia di un figlio che si laureerà quando loro saranno in RSA. Io sono un liberal, ma questo non vuol dire ‘no limits’. Se due donne o due uomini si amano, che si amino. Se vogliono andare a trovare la compagna o il compagno in ospedale, devono poterlo fare. Se vogliono lasciare a lei o a lui l’eredità, devono poterlo fare. Ma poi ad un certo punto bisogna fermarsi. Anche perché poi in un momento della vita arriva una questione identitaria“. (Continua a leggere dopo la foto)
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Secondo Paolo Crepet, che si dice molto preoccupato per la pratica dell’utero in affitto e per il fatto che la questione della genitorialità venga affrontare a colpi di slogan, “il bambino adottato, o la bambina, si chiede: chi è mio padre? Chi è mia madre? Da dove vengo? Questo può avvenire sulla spinta di cause diverse o in contesti diversi, ma è una questione che esiste ed è molto complicata. Noi, tra psicoterapeuti e neuropsichiatri infantili, ci siamo occupati di molti casi del genere. E parlo in generale, perché ciò avviene anche in casi di adozioni da parte di coppie formate da uomo e una donna”. E i bambini di coppie omogenitoriali? (Continua a leggere dopo la foto)
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Paolo Crepet: “Nulla di buono nei confronti dei diritti del bambino”

Risponde Paolo Crepet: “Bisogna vedere caso per caso. Partiamo dal fatto concreto: ‘Visto che papà e papà non possono avere figli, come sono arrivato qua?’. Possono esserci situazioni varie: caso A: la mamma era la fidanzatina del padre prima che scoprisse di essere omosessuale e poi se n’è andata. Questo è facilmente risolvibile. Caso B: se la mamma è una signora che ha messo a disposizione la sua gravidanza per contratto (la pratica dell’utero in affitto, ndr), non si può sapere chi sia, che fa, dove abita; questo non ha nulla di buono nei confronti dei diritti di un bambino“. Parole sante. Elly Schlein prenda appunti.

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