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Nasce il Green pass “mondiale”. Accordo fra Europa e Oms. Ecco cos’è e come funzionerà

Pubblicato il 05/06/2023 18:56 - Aggiornato il 07/06/2023 11:10

Un Green pass è per sempre. Pensavamo fosse un lontano e bruttissimo ricordo, l’emblema perfetto di un biennio di panico indotto e terrore dispensato a piene mani, e invece il Green pass è uscito dalla porta per, come si dice, rientrare dalla finestra. Al netto dei dubbi sulla sua costituzionalità. Ci spieghiamo meglio: il Green pass sta per diventare mondiale e costituirà il primo passo per la schedatura di massa e il controllo sociale, anche se ufficialmente, come sempre, è ammantato di buoni propositi dalla Commissione europea e dall’Oms, che hanno siglato un partenariato per la “salute digitale”. D’altronde, come abbiamo già scritto, un Green pass permanente, ovvero un passaporto sanitario mondiale è solo l’ultima follia che i signori dell’universo hanno proposto nel più recente incontro del World economic forum a Davos. l’iniziativa fa seguito all’accordo del 30 novembre 2022 tra il commissario alla Salute dell’Unione europea, Stella Kyriakides, e Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms. (Continua a leggere dopo la foto)
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La partnership tra Ue e Oms

Proprio oggi la Commissione europea e l’Organizzazione mondiale della sanità, dunque, hanno annunciato il lancio di una partnership per rafforzare la sicurezza sanitaria globale. La partnership tra Bruxelles e l’Organizzazione mondiale della sanità punta a “istituire un sistema che contribuirà a facilitare la mobilità globale”, come leggiamo sul Corriere della sera e, se lo traduciamo, vuol dire che per viaggiare, in qualsiasi parte del mondo, dovremo essere in possesso di tale mega Green pass. Qualcosa di già visto, una sorta di ricatto, come quando non si poteva neppure prendere un autobus senza la tessera verde, ma stavolta su scala planetaria. Ce lo chiede l’Europa, e anche l’Oms. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’obiettivo (quello dichiarato) e la/le pandemie

La cosa inquieta non poco, anche se il Corriere prosegue così, con toni entusiastici: lo scopo è “proteggere i cittadini di tutto il mondo dalle minacce sanitarie attuali e future, comprese le pandemie”. Si tratta del primo elemento costitutivo della Rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms (GDHCN) che, secondo Sanità24 – Il Sole 24 Ore, “svilupperà un’ampia gamma di prodotti digitali per garantire a tutti una migliore salute”, con l’obiettivo dichiarato di “rafforzare la preparazione sanitaria globale di fronte alle crescenti minacce per la salute”. L’Oms, dunque, sta istituendo una rete internazionale di certificazione sanitaria digitale che si basa sul quadro e le tecnologie aperte dell’Ue con il certificato verde. E riecheggia sinistra l’eco della previsione di un pool di 26 scienziati che al Global Health Summit del 2021, il cui report parlava della nostra come dell’era delle pandemie. Con 80 paesi e territori collegati al certificato Covid-19 digitale dell’Ue, l’Unione europea ha dunque fissato uno standard che è divenuto globale. (Continua a leggere dopo la foto)
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Da quando sarà in vigore

Il primo elemento costitutivo del sistema globale dell’Oms diventa operativo in questo mese di giugno, ma dovrebbe essere sviluppato progressivamente e definitivamente nei prossimi mesi. Come leggiamo sul Quotidiano nazionale la sinergia tra l’Unione europea e l’Oms, infatti, appronterà la misura con un approccio graduale. Lo strumento, come si ricorderà, era stato introdotto nell’Unione per via del mancato e reciproco riconoscimento transfrontaliero dei test, che rendeva i viaggi all’interno dell’Unione molto difficoltosi in tempo di pandemia. Occorre precisare che la stessa Oms ha nelle scorse settimane decretato ufficialmente la fine della pandemia da Covid-19, ma, lo dicevamo, nu Green pass è per sempre. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il problema della privacy

Ancora a livello puramente teorico, è detto che l’Oms non avrà accesso ad alcun dato personale sottostante: questi continueranno a essere dominio esclusivo dei governi. Altresì l’approccio “graduale” di cui abbiamo già scritto potrebbe interessare ulteriori casi d’uso, che possono includere, per esempio, la digitalizzazione del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi.

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