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“Il prezzo dipende dalla faccia!”. Una scansione del volto: chi paga di più. La nuova follia

Pubblicato il 04/04/2023 17:36 - Aggiornato il 05/04/2023 07:58
assicurazioni intelligenza artificiale

La deriva che sta prendendo questo mondo, “grazie” agli interessi delle multinazionali, è sempre più pericolosa e lontana dalla realtà. Dall’umanità oseremmo dire. Impazza ora il dibattito sull’intelligenza artificiale, soprattutto dopo che in Italia il Garante della privacy e il governo ha sostanzialmente imposto lo stop a ChatGpt, la piattaforma di intelligenza artificiale fondata da Elon Musk (patron di Tesla e di Twitter). Ma quella è solo una parte del problema. Perché in realtà altre forme di Intelligenza artificiale sono già in uso, anche in Italia, e da diverso tempo. Risulterà quindi inquietante scoprire ad esempio che le assicurazioni utilizzano il riconoscimento facciale per decidere se coprirci oppure no, o quanto dobbiamo pagare. Ma cerchiamo di capirci qualcosa in più. Come funziona? Ed è davvero così? (Continua a leggere dopo la foto)
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Come spiegano Alessandro Da Rold e Claudio Antonelli su un interessantissimo articolo pubblicato su La Verità, le assicurazioni hanno già cominciato a sfruttare l’intelligenza artificiale per elaborare dati e fornire nuovi servizi ai clienti. Ma come vengono presi e soprattutto gestiti i dati personali? E il rispetto per la privacy? Le risposte si trovano nei dati pubblicati in una relazione dell’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, sugli effetti diretti agli assicurati italiani dell’utilizzo delle nuove tecnologie digitali. La relazione è stata realizzata con i risultati di un questionario sottoposto a 93 assicurazioni (tutte italiane più 4 extra europee) i cui nomi, però, restano nell’anonimato. Ebbene, tutte negli ultimi anni hanno implementato un chatbot di intelligenza artificiale. E lo hanno usato. (Continua a leggere dopo la foto)
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assicurazioni intelligenza artificiale

Uno dei grandi problemi che emerge dall’indagine sulle assicurazioni è che la gestione dei dati ottenuti con i nuovi strumenti di intelligenza artificiale è avvolta dal mistero, e solo una compagnia su 93 ha definito una policy specifica. “Almeno il 56% delle imprese che utilizzano algoritmi dichiara di essersi dotata di meccanismi interni per valutare la correttezza verso gli assicurati e rilevare indesiderate esclusioni o discriminazioni dei clienti”. Pensate che, e questo è veramente assurdo e degno del miglior Lombroso, alcune compagnie utilizzano chatbot anche per la determinazione del prezzo delle polizze e per identificare con maggiore facilità la clientela a rischio. È dunque l’algoritmo a profilarti e a cercare di capire – in base ai dati raccolti – se sei affidabile oppure no e quindi a stabilire se devi pagare di più o di meno. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’utilizzo del riconoscimento facciale

Ma la cosa ancora più grave è un’altra. Alcune assicurazioni utilizzano infatti il riconoscimento facciale del cliente “in caso di contatto a distanza e, nelle polizze salute, per la previsione di malattie che possono insorgere con maggiore probabilità da portare alla conoscenza dell’intermediario finanziario che sottoscrive il rischio, sulla base dell’anagrafica e della storia clinica dei clienti“. Siamo davvero dentro “Black Mirror“. Che implicazioni può avere tutto questo? Moltissime. Stando al pratico, una prima possibilità è che – come analizzano i due giornalisti – “il cliente possa senza particolari spiegazioni vedersi negare il prodotto assicurativo”.

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