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ULTIM’ORA “Dati personali a rischio”. Il Garante impone lo stop ChatGPT: “Ecco quali rischi corrono gli utenti”

Pubblicato il 31/03/2023 13:49

“I dati personali degli italiani sono a rischio”. A stabilirlo è stato il Garante per la protezione dei dati personali che ha disposto, con effetto immediato, lo stop provvisorio al trattamento delle informazioni sensibili degli utenti del nostro Paese nei confronti di OpenAI, società americana che ha sviluppato e gestisce la piattaforma ChatGPT. Un’intelligenza artificiale che era già finita nel mirino di alcune associazioni a tutela dei consumatori, che avevano sollevato proprio il tema della possibile violazione della privacy. L’Autorità, oltre a prendere questa decisione, ha aperto un’istruttoria per vederci chiaro. Una notizia inaspettata e che conferma, però, quanto i rischi paventati negli ultimi mesi fossero più che concreti. (Continua a leggere dopo la foto)
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All’interno del provvedimento, ripotato da Repubblica, il Garante ha rilevato la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali. In attesa di ulteriori approfondimenti, dunque, si è deciso per lo stop al trattamento di informazioni sensibili. (Continua a leggere dopo la foto)
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Software di intelligenza artificiale in grado di simulare ed elaborare conversazioni tra esseri umani, ChatGPT è andata recentemente incontro a un forte boom soprattutto negli Usa, dove alcuni studenti avevano iniziato ad affidare al “cervellone” operazioni come la realizzazione dei compiti o la scrittura di tesi. Lo scorso 20 marzo aveva subito una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento. (Continua a leggere dopo la foto)

Il Garante per la privacy ha rilevato, come spiegato nel provvedimento, “la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di ‘addestrare’ gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma”. Alcune verifiche avrebbero evidenziato come le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrisponderebbero al vero, portando quindi a un errato trattamento di informazioni sensibili.

Inoltre, nonostante teoricamente il servizio sarebbe rivolto ai maggiori di 13 anni, l’Autorità ha evidenziato come l’assenza di filtri per la verifica dell’età degli utenti espone i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza. OpenAi dovrà ora adeguarsi al provvedimento entro 20 giorni, in caso contrario rischia una sanzione fino a 20 milioni di euro.

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