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“I poveri? Saranno curati da un’intelligenza artificiale”. La proposta choc che arriva dalla multinazionale

Pubblicato il 27/02/2023 11:34

Chi avrà soldi a sufficienza potrà curarsi. Per i meno fortunati, invece, non resterà che affidarsi ai consigli di un’intelligenza artificiale per risolvere i propri problemi di salute, senza poter aver accesso a un vero e proprio medico. Se pensate che tutto questo sia soltanto il frutto della mente di qualche regista dall’indole catastrofista, sappiate però che purtroppo vi sbagliate. E di grosso. Un simile scenario è stato infatti realmetne delineato da Sam Altman, CEO della società OpenAI che si occupa dello sviluppo di nuove intelligenze artificiali e delle loro possibili applicazioni. In un tweet, il manager ha avanzato l’idea di un’Ia in grado di fornire indicazioni mediche alle famiglie che si trovano in condizioni economiche tali da non potersi avvalere dell’assistenza sanitaria. Un messaggio che, ovviamente, ha fatto molto discutere. (Continua a leggere dopo la foto)
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“L’adattamento a un mondo profondamente integrato con gli strumenti di intelligenza artificiale avverrà probabilmente abbastanza rapidamente – ha scritto Altman su Twitter – I benefici (e il divertimento!) hanno troppi vantaggi. Questi strumenti ci aiuteranno ad essere produttivi (non vedo l’ora di dedicare meno tempo alle e-mail!), più sani (consulenti medici AI per le persone che non possono permettersi cure), più intelligenti (studenti che usano ChatGPT per imparare) e più divertimento (AI meme lolol)”. (Continua a leggere dopo la foto)

Tantissimi utenti hanno reagito al messaggio con sdegno, criticando fortemente Altman per questa presa di posizione considerata “discriminatoria” e che finirebbe per “favorire la creazione di un mondo dove esistono cittadini di serie A e B, dove la differenza la faranno ovviamente soltanto i soldi”. Ma quanto mancherebbe, secondo il CEO della società, al realizzarsi di uno scenario del genere? (Continua a leggere dopo la foto)
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Altman ha preferito tirare il freno a tal proposito, sostenendo che serva ancora molto tempo prima che le intelligenze artificiali vengano ultimate e, soprattutto, accettate da una società che ancora non è pronta a questo salto in avanti. “Le istituzioni avranno bisogno di tempo sufficiente per capire cosa fare e sebbene gli attuali strumenti AI non siano particolarmente spaventosi, penso che potremmo essere non così lontani da quelli potenzialmente spaventosi”. Se le premesse sono queste, però, non c’è da dormire sonni troppo tranquilli.

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