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Contagi, vaccinati con tre dosi o non vaccinati è la stessa cosa. La sentenza senza appello. I numeri

Pubblicato il 03/07/2022 11:44 - Aggiornato il 03/08/2022 13:54

“La terza dose di vaccino non protegge dall’infezione della variante Omicron del virus SarsCov-2”, questo è quanto afferma La Verità in un suo articolo di analisi sui contagi. Ma c’è di più: in alcune fasce di popolazione (40-59 anni), quelli che si sono sottoposti al “booster” hanno un tasso di infezione superiore ai non vaccinati. I dati sono stati presi dall’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità (Iss) del 28 giugno.
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Il fallimento dei booster sui contagi

Dunque, secondo la testata diretta da Maurizio Belpietro, ma anche secondo l’Iss, il fallimento dei booster in materia di prevenzione del contagio ora è certificato. Eppure si continua ad insistere sulla quarta dose per tutti a partire dal prossimo autunno. Sergio Abrignani, immunologo dell’Università di Milano e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) durante l’emergenza Covid, in un’intervista su Repubblica ha spiegato che, in autunno, dovremmo rifare tutti il richiamo con il vaccino per Omicron. Questo benché ci sia da smaltire la versione precedente, mentre quella nuova difficilmente sarà disponibile. Come spesso accade in Italia, le basi scientifiche che portano a tali conclusioni sono dubbie o del tutto latenti.
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Stessi contagi tra vaccinati e non

Come spiega La Verità, la tabella 5 del report diffuso qualche giorno fa dall’Iss parla chiaro sull’andamento della pandemia nell’ultimo mese. Nella popolazione generale, infatti, dai 12 anni in su ci si infetta in modo uguale: il tasso di infezione nei non vaccinati è pari a 1,69% mentre in chi ha avuto anche il booster è 1,66%. Nella fascia 40-59, il tasso di diagnosi è perfino più elevato in chi ha avuto la terza dose: 1,8% contro 1,4% dei non vaccinati. Omicron, come è noto, ha una capacità di infettare che è 10-15 volte superiore a quella del ceppo di Wuhan: non a caso, anche le reinfezioni sono intorno al 9,5%. Dunque, restano oscuri i motivi del richiamo per tutti in autunno.
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La pressione sugli ospedali

Un altro discorso lo meritano i dati relativi all’ospedalizzazione, che sono il nodo centrale per quanto riguarda il tema cardine delle restrizioni attuate fino ad oggi, ovvero la pressione sul servizio sanitario. Da mesi gli infettivologi non registrano le polmoniti delle varianti precedenti. Su 10 positivi, si stima che 8 scoprano di esserlo solo una volta ricoverati per altre problematiche. In UK, dove le istituzioni fanno questa differenza, già a marzo stabilivano che solo il 33% dei positivi ricoverati erano per Covid. Inoltre, gli stessi esperti dell’Iss sottolineano nel report che i dati degli infetti sono sottostimati non solo per l’alta percentuale degli asintomatici (70% degli positivi) ma anche per il numero di test che vengono seguiti a casa e non vengono registrati per evitare le quarantene.
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Gli infetti sarebbero il triplo di quelli ufficiali

Dunque, gli epidemiologi stimano che attualmente il numero delle persone infette sia almeno il triplo di quello ufficiale. Se triplichiamo i positivi, quindi, i numeri dei casi gravi reali diventano clamorosamente più bassi. Paradossalmente potrebbero addirittura diventare maggiori i positivi con booster e, tra loro, proprio i 40-59enni, tra i quali ci sono anche gli over 50, che sono stati obbligati alla terza dose. Ciò potrebbe avvenire senza impattare particolarmente sulla disponibilità di posti letto negli ospedali, i quali potrebbero trovarsi comunque in affanno, non tanto per il Covid, quanto per la scarsità di personale che dopo due anni e mezzo di pandemia, continua a infettarsi e a dare le dimissioni, senza tralasciare il tema dei sanitari sospesi.
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Le basi scientifiche

Sembra però che al ministero della Salute tutto ciò non interessi. Speranza, infatti, non esclude la quarta dose per tutti, nonostante l’evidenza della bassa efficacia del vaccino aggiornato in arrivo e fatto su Omicron 1. «Il vaccino aggiornato non è l’ideale» , ammette Abrignani, «ma è meglio dell’attuale», perché sarebbe efficace al 30-40% contro Omicron 5, rispetto al 10% assicurato dall’attuale. Questo numero, però, è riferito soltanto alla quantità di anticorpi che vengono generati e questo, come ammettono le stesse aziende produttrici, non è garanzia della protezione dall’infezione. «Quali sono allora i principi scientifici su cui si andrà ad imporre il nuovo vaccino a tutti se, comunque, non si riduce la diffusione del Covid e, in ospedale, si ricoverano anziani, immunodepressi e fragili?», si chiede La Verità.

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