Durante la pandemia da Covid e la controversa “emergenza sanitaria”, il cardiologo Alessandro Capucci è stato sin da subito impegnato sul fronte del trattamento precoce e delle cure domiciliari (tipicamente con l’idrossiclorochina), nonché autore di uno dei primi studi retrospettivi che ne hanno dimostrato l’efficacia. Critico sin dal 2021 sulle vaccinazioni a tappeto, paventando gli effetti collaterali che, puntualmente, si sono verificati e con preoccupante frequenza, Capucci è stato ostracizzato e criticato per questo, nonostante vanti un curriculum d’eccellenza: docente di cardiologia di prima fascia presso l’Università Politecnica delle Marche, direttore della clinica di cardiologia e della scuola di specialità in malattie dell’apparato cardiovascolare, e già primario di cardiologia dell’ospedale di Piacenza. Sia l’autorevolezza di Capucci, sia la miriade di tristissimi articoli che abbiamo dovuto scrivere sui “malori improvvisi” di persone giovani e sane, non possono comunque attenuare lo sgomento nel leggere: “Il fenomeno delle morti improvvise è possibile anche a un anno dal vaccino”. Così ha detto, intervistato da Angela Camuso per La Verità. In particolare, è proprio il cuore l’organo umano che può essere maggiormente danneggiato. (Continua a leggere dopo la foto)
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Lo studio svizzero
La miocardite può non essere fulminante, ma anche cronica e persino latente, per cui “se non si fa una diagnosi precoce o non si interviene” alle prime avvisaglie può subentrare anche la morte improvvisa, pure a distanza di un anno da quando si è sviluppata la miocardite stessa, la causa della quale è evidentemente il vaccino per Alessandro Capucci che, nel corso dell’intervista, ha dunque annunciato la pubblicazione di uno studio scientifico svizzero che fornisce dati chiari e drammatici sugli effetti collaterali dei vaccini Covid. Lo studio ha valutato 777 pazienti sani, con un’età media intorno ai 40 anni, molti dei quali anche sotto i 20 anni. Ebbene: “Entro le 72 ore dall’inoculazione del booster di Moderna – riferisce il professor Capucci – è stato valutato l’andamento degli enzimi cardiaci, in particolare della Troponina, che è un enzima il cui valore si alza quando c’è un danno al muscolo cardiaco, come nell’infarto e nella miocardite”. In termini scientifci, stiamo parlando di “tre persone giovani e sane su cento”, che hanno sofferto di miocardite “dopo la terza dose”. Un dato che emerge è che addirittura il 90% fra costoro siano donne. (Continua a leggere dopo la foto)
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I vaccini a mRna
Capucci sconfessa, poi, anche la narrativa mainstream che attribuiva la comparsa di miocarditi a seguito del Covid: “la letteratura scientifica ci dice che, statisticamente, non è il Covid che fa aumentare il numero di miocarditi nei giovani. (…) Diversi studi ci portano nella direzione che siano i vaccini a mRna la causa di un aumento delle miocarditi”. Va detto, come non ci stancheremo mai di scrivere, che l’utilizzo della biotecnologia dell’mRna nei vaccini è stato ritenuto “sbagliato e dannoso” dallo stesso scopritore di questa biotecnologia, Robert Malone. Alessandro Capucci non ha tralasciato di puntare l’attenzione anche su una sicurezza dei vaccini Covid che non collima affatto con sempre più evidenze scientifiche, che mostrano esattamente l’opposto. Parlando infatti di morti improvvise ed effetti collaterali, ha così affermato: “I giovani sani non avevano alcun motivo di essere sottoposti a questi rischi – ancora Capucci, e come dargli torto – perché la mortalità da Covid per loro è stata praticamente nulla sin dall’inizio”. Mentre, anche nella fascia 12-17 anni, in cui di norma dovrebbero essere “rarissime”, abbiamo avuto in tutto il mondo una crescita esponenziale di morti improvvise, risultati alla mano. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Bastava comparare i dati”
Quanto ai cosiddetti, vituperati, “No Vax” il professore ha anche voluto contestare la superficialità con cui si diceva che vi fosse un numero esponenziale tra queste persone che moriva intubato per aver contratto il Covid in una forma grave, non avendo la protezione vaccinale. Affermazioni peraltro incoerenti, non potendo conoscere la condizione clinica e pregressa di questi soggetti, ma soprattutto dato l’evidente fallimento della cosiddetta terapia, palesemente antiscientifica, della Tachipirina e vigile attesa: “Sarebbe bastato comparare gli esiti della vigile attesa con gli esiti di una terapia precoce con farmaci comuni e sarebbe cambiata la storia degli ultimi tre anni, gli antinfiammatori riducevano del 90% la mortalità”, ma, conclude amaramente Alessandro Capucci, “non si è voluto farlo”.
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