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Il governo ci spieghi cosa c’entra la dismissione delle frequenze tv con l’emergenza coronavirus

Pubblicato il 14/05/2020 19:21

Tra le tante norme che compongono il decreto Rilancio, annunciato in pompa magna dal governo, c’è un passaggio che rischiava di passare inosservato e che invece sta venendo a galla in queste ore, suscitando fortissime polemiche. Si tratta delle modalità di indennizzo alle tv locali per la dismissione obbligatoria e volontaria delle frequenze. Entro il 30 maggio le emittenti locali dovranno infatti restituire le frequenze avute in concessione per vent’anni, dopo solo dieci, allo Stato in vista del passaggio alla rete 5G. In cambio, riceveranno un indennizzo.

Il governo ci spieghi cosa c'entra la dismissione delle frequenze tv con l'emergenza coronavirus

Il totale, spiegano i gestori sul piede di guerra, è di 230,3 milioni per il 2020 e 73,9 milioni per il 2021, ed è già stato stanziato nel 2017 e messo a bilancio. “Il riparto sarebbe dovuto avvenire ai sensi di un apposito decreto ministeriale, che ad oggi non è stato ancora adottato. Pare assolutamente singolare che le emittenti debbano restituire le frequenze senza sapere quale indennizzo gli spetti e ancor più singolare appare il fatto che nella bozza di decreto Rilancio sia stato inserito un articolo che intenda stabilirne le modalità di calcolo peraltro in contrasto con le modalità finora adottate in altre occasioni, vedi dismissione banda televisiva nel 2012 e nel 2015”.

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Il riferimento è a una metodologia basata sui costi fissi e sul loro ammortamento riferiti al numero e alla tipologia degli impianti invece che sulla base del numero di abitanti della Regione o della Provincia serviti in relazione al diritto d’uso rilasciato dal Ministero. Un metodo che, è l’accusa al governo, finirebbe per “rendere equivalente un impianto sperduto in montagna che serve poche migliaia di abitanti con un impianto che per la sua posizione strategica ne serve milioni. Un po’ come dire che tre impianti in val Brembana valgono più di un impianto a Penice o Valcava”.

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E ancora: “Assurdo che non si sappia l’importo degli indennizzi prima di rilasciare le frequenze e non c’entra nulla l’emergenza sanitaria perché conosciuto il totale stanziato, conosciuto il numero di abitanti sul territorio nazionale, conosciuto il numero di frequenze in uso alle tv locali e i diritto d’uso a loro assegnati, si tratta solo di prendere in mano la calcolatrice”. Resta un mistero, in un momento di difficoltà così forte per il Paese, perché inserire un simile passaggio tra le priorità da affrontare e cosa c’entri effettivamente tutto questo con il Covid-19.

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