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“Pagati per attaccare i No vax”, Pfizer ancora nei guai. Un altro Stato le fa causa: “Censura e fake news”

Pubblicato il 18/12/2023 17:00

Pfizer va alla guerra e, dopo le campagne di Polonia e Ungheria, ora attacca il Texas. La metafora bellica ci sembra calzante, una allegoria della protervia di Big Pharma. Il colosso statunitense, come abbiamo già scritto, vede le sue azioni ai minimi da dieci anni a questa parte. La multinazionale farmaceutica, infatti, è alle prese con migliaia di azioni legali in tutto il mondo, in merito agli effetti avversi e a i danni collaterali del suo vaccino contro il Covid-19, oppure in merito a una comunicazione carente e palesemente artefatta. Una di queste è stata istruita proprio in Texas. È appena il caso di ricordare come la fornitura, per quel che riguarda i Paesi dell’Unione europea, sia stata essenzialmente decisa attraverso i famigerati Sms segreti tra Ursula von der Leyen e il Ceo di Pfizer, Albert Bourla. Il vaccino “aggiornato” , quantomeno in Italia, è stato un flop, peraltro già dallo scorso 5 maggio l’Organizzazione mondiale della sanità ha decretato il termine ufficiale della pandemia e così, dopo i favolosi extraprofitti conseguiti in epoca pandemica, Pfizer ha necessità di fare cassa. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le tre menzogne di Pfizer

Com’è noto, la vertenza con Polonia e Ungheria riguarda le cifre esorbitanti che Pfizer pretende, a fronte di una fornitura eccessiva, costosa, sproporzionata e, soprattutto, inutile di vaccini, non avendo voluto rinegoziare un prezzo congruo. Ma è più preoccupante (per Pfizer) il caso del Texas. Nello Stato americano, infatti, è stata intentata una causa contro il gigante del farmaco: secondo il procuratore generale Ken Paxton la azienda avrebbe illuso cittadinanza e governi sull’efficacia dei vaccini a mRNA. Tre le accuse di falso: sulla durata della protezione del vaccino; sulla trasmissione dell’infezione e sull’efficacia contro le varianti. L’assunto di base del procuratore Paxton è che l’efficacia del vaccino Covid, dati statistici alla mano, sia dello 0,85%, contro il 95% che era stato riferito: “Censurata la verità e raccontate fake news”, è scritto nero su bianco nella denuncia, presentata presso il tribunale statale della contea di Lubbock. Atti e pratiche false, ingannevoli e fuorvianti, sintetizzate nella seguente asserzione: “Pfizer ha intenzionalmente travisato l’efficacia del suo vaccino contro il Covid-19 e ha censurato le persone che minacciavano di diffondere la verità al fine di facilitare la rapida adozione del prodotto ed espandere le sue opportunità commerciali”. Parla di “un prodotto difettoso venduto con bugieMaryanne Demasi, la giornalista investigativa di cui ci siamo occupati già nei mesi scorsi. (Continua a leggere dopo la foto)
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“Virostar” prezzolate

Paxton precisa che Pfizer “avrebbe complottato per mettere a tacere i giornalisti che pubblicavano i dati; avrebbe fatto pressioni sui social per evitare che le notizie circolassero e avrebbe definito criminali le persone scettiche sui vaccini”. Non possono venire alla mente i Bassetti, i Burioni, i Pregliasco e tutta quella pletora di presunti esperti e virologi da salotto televisivo – le “virostar” – che abbiamo tristemente conosciuto negli anni scorsi. Il Texas chiede, dunque, oltre 10 milioni di dollari di multe civili e un’ordinanza del Tribunale che impedisca a Pfizer di parlare pubblicamente dell’efficacia del suo vaccino. Nel riportare l’intera vicenda, Il Giornale d’Italia ricorda che nel maggio del 2024 i governi dovranno votare se accettare o meno che l’Organizzazione mondiale della sanità diventi a tutti gli effetti l’unica Autority sanitaria del mondo occidentale con poteri direttivi e di governo. C’è tempo per sfilarsi, memori di come l’Organizzazione abbia autorizzato la messa in commercio di questi vaccini piuttosto controversi, nonostante l’opacità in merito ai dati della sperimentazione. Dati assolutamente parziali e fasulli, come denunciano in Texas.

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