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“Ci dovete pagare!” Pfizer senza vergogna, fa causa a un altro governo europeo: la richiesta e le “motivazioni”

Pubblicato il 10/12/2023 12:27

Dopo la Polonia tocca all’Ungheria. Non arretra di un millimetro, Pfizer, anzi rilancia e intima al governo di Budapest il pagamento di 60 milioni di euro per 3 milioni di dosi di vaccino contro il Covid-19. Tutto questo nonostante la stessa Organizzazione mondiale della sanità abbia decretato il termine della presunta emergenza sanitaria già lo scorso 5 maggio, e nonostante la congiuntura economica non felicissima. Comportamento che è emblema del capitalismo svincolato dall’etica, in pieno stile “Big Pharma”. Così, mentre ancora aspettiamo di conoscere, e probabilmente non conosceremo mai, il contenuto degli Sms segreti tra Ursula von der Leyen e il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, il colosso farmaceutico statunitense Pfizer/BioNTech, che già ha fatto richiesta di ben 1,2 miliardi di euro per il mancato pagamento di 60 milioni di dosi del vaccino, ora Pfizer ha fatto causa a un altro membro dell’Unione europea, l’Ungheria: l’azione legale ha preso il via lo scorso 20 gennaio e la causa si sta discutendo a Bruxelles, presso il Tribunale di primo grado, dinanzi al giudice Thierry Delvaux. (Continua a leggere dopo la foto)
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pfizer denuncia ungheria polonia

La contestazione

Con le altre case farmaceutiche produttrici dei vaccini, la Polonia e l’Ungheria sono riuscite a trovare un compromesso: Moderna ha accettato di cancellare il 60% delle consegne programmate, ed è stato raggiunto un accordo anche con Johnson & Johnson. Ma Pfizer è irremovibile, nonostante, come già la Polonia, Budapest abbia citato la contingenza economica, l’entità delle risorse impegnate per sostenere e per supportare l’Ucraina in guerra, ma anche l’inutilità di una tale fornitura ora che il peggio è alle spalle. Alla Polonia è già stata richiesta, per vie legali, una penale di cancellazione equivalente al 50% del prezzo di ogni dose, che, ci ricorda Il Giornale d’Italia, ancora non sono state neppure fornite a Varsavia. La contestazione, mossa anche all’Ungheria, si riferisce al mancato rispetto dell’accordo stipulato nel maggio del 2021 dalla Commissione europea e da Pfizer, per la fornitura di 1,1 miliardo di dosi. Come ricordato in precedenza, la trattativa fu condotta personalmente dalla von der Lyen, in maniera assai poco trasparente, per conto di tutti i Paesi membri dell’Unione. Curiosamente, Polonia e, soprattutto, Ungheria sono Paesi aspramente critici verso le politiche di Bruxelles. (Continua a leggere dopo la foto)
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Foto: Ursula von der Lyen e Albert Bourla

Le battaglie legali in corso

Pfizer, dunque, mette quasi le mani avanti, giacché si stanno moltiplicando le azioni legali proprio in merito alla opaca e poco trasparente fornitura: non se ne parla molto, anzi non se ne parla affatto in Italia, ma i pubblici ministeri della Romania intendono revocare l’immunità all’ex Primo Ministro Florin Cîțu e a due ex ministri della Sanità, sostenendo che hanno acquistato un numero troppo alto di vaccini contro il Covid-19, cagionando un danno di un miliardo di euro allo Stato. Frédéric Baldan, che leggiamo essere “un lobbista belga”, ha avviato un procedimento penale contro la stessa Presidente della Commissione, Ursula von der Leyen in merito alla mediazione per la fornitura delle dosi di vaccino. Inoltre, si è mosso persino l’Organismo di Vigilanza sulla Criminalità Finanziaria dell’Unione europea (Eppo), la Procura Europea, che già lo scorso ottobre ha aperto un’indagine sull’approvvigionamento dei vaccini. L’Eppo non ha specificato su chi stia indagando, ma noi un’idea ce l’avremmo.

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