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Nessuno fa più il vaccino! I dati choc sui medici vaccinati. Cosa succede e chi ci sta “mangiando” su e come

Pubblicato il 15/10/2023 13:33 - Aggiornato il 16/10/2023 09:36

Un flop totale, dati imbarazzanti e tante domande in sospeso. È partita malissimo, dal 2 ottobre, nel Lazio la campagna autunnale contro il Covid-19 che, prima ancora che ad anziani e fragili, era rivolta in questa prima fase al personale sanitario, esposto perché “deve proteggere i propri pazienti”. Ebbene, nei primi dieci giorni si è (ri)vaccinato meno dell’1% dei sanitari della regione: 426 camici bianchi su circa 37mila tra medici, infermieri e operatori socio-sanitari. E stiamo parlando delle strutture pubbliche, perché se consideriamo anche i dipendenti delle strutture private arriviamo a percentuali, come si dice, da prefisso telefonico, o da “zero virgola”. Per dare le proporzioni del fallimento pressoché totale, la contestuale e contemporanea vaccinazione antinfluenzale procede, invece, a pieno regime: per ogni vaccino contro il Covid ne vengono fatti 38 contro l’influenza, secondo i dati forniti da la Repubblica. Da domani, 16 ottobre, il vaccino contro il Covid verrà garantito ai cittadini con età superiore agli 80 anni e alle persone fragili, mentre dal 30 ottobre saranno interessate anche le altre fasce della popolazione, in particolare i familiari, i conviventi e i caregiver delle persone con gravi fragilità. (Continua a leggere dopo la foto)
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I megaprofitti di Big Pharma e gli interrogativi aperti

Il primo milione di dosi del nuovo vaccino adattato contro le ultime varianti del Covid per la nuova campagna vaccinale è arrivato a fine settembre quando sono state distribuite alle Regioni per le prime somministrazioni, ma secondo l’ultimo report del governo aggiornato al 13 ottobre le vaccinazioni complessive effettuate in tutta Italia sono state solo 5.667, laddove la platea potenziale per la quale è raccomandato il vaccino, che abbiamo detto essere gli over 60, i fragili e gli operatori sanitari, si aggira su quasi 20 milioni di italiani. Soprattutto si teme (un ulteriore) spreco di risorse. Sono già andate al macero circa 20 milioni di vecchie fiale che nessuno oramai vuole perché calibrate sulla vecchia versione del virus, portando così lo spreco dall’inizio della campagna a oggi a quota 102 milioni di dosi, per un valore di 2 miliardi di euro, visto che gli antidoti costavano in media 19 euro a somministrazione. Tutto ciò – oltre all’ovvia considerazione che evidentemente, e finalmente, il Covid non fa più paura – non può non far sorgere dubbi e interrogativi, una valanga di interrogativi. Dapprima ci si domanda, tipicamente, Cui prodest? La risposta è facile: alle case farmaceutiche, che grazie al Covid hanno realizzato negli ultimi tre anni extraprofitti da favola e non vogliono rinunciare a questo proficuo business. Nel solo 2021, ad esempio, i vaccini hanno permesso a Pfizer di raddoppiare i ricavi portandoli a 81 miliardi di dollari. Ancora Pfizer nel solo 2022 ha registrato oltre 31 miliardi di profitti, in aumento del 43%, mentre la più piccola Moderna ha realizzato “solo” 8 miliardi di dollari di utile. (Continua a leggere dopo la foto)
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Qual è il criterio?

E dunque, quanto costano i vaccini, domanda legittima tanto più che ora non siamo nello stato di emergenza? È appena il caso di ricordare che sui famigerati Sms segreti tra Ursula von der Leyen e il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, è calato un assordante silenzio, e comunque nelle fasi più acute della pandemia le cifre si aggiravano intorno ai 20 o 30 dollari, a fronte di un costo di produzione è di pochi dollari per ogni dose. Così come è appena il caso di ricordare che negli Stati Uniti, recentemente, è emerso che Pfizer, unitamente alla tedesca BioNtech, venderà il suo vaccino a 120 dollari per dose; Moderna a 129 dollari, Novavax a 130 dollari. Aumenti, questi inopinatamente decisi dai colossi di Big Pharma, che possiamo quantificare in cento volte tanto rispetto ai costi di produzione. Plausibilmente, Big Pharma lucrerà anche sulle consegne ai Paesi dell’Unione europea. Ma non è l’unico interrogativo che si impone alle coscienze. Viene altresì da domandarsi come mai tale vaccino giunga alle farmacie, come alle Regioni e ai medici di base, senza che nessuno lo ordini. Si tratta dell’unico farmaco che arriva in questo modo, pertanto chi fa partire le richieste, e con quale criterio? (Continua a leggere dopo la foto)

I costi per lo smaltimento

E poi, ci si domanda quale sia il numero delle fiale scadute in tutta Italia e ci si interroga sui costi del loro smaltimento. Anche a questi ultimi interrogativi, in realtà siamo già in grado di fornire una parziale riposta: alla fine il conto dello sperpero vaccinale potrebbe raggiungere addirittura i 2 miliardi di euro, per via dei 102 milioni di dosi inutilizzate dall’inizio della inoculazione di massa, poiché le fiale di vaccino costano in media 19 euro a somministrazione. Per quanto riguarda le dosi di vaccini “aggiornati”, come abbiamo già scritto in precedenza, il loro imminente arrivo fa sì che nessuno voglia più i 20 milioni di vecchie fiale calibrate sulla vecchia versione del virus.

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