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Chi c’è davvero dietro l’attacco a Israele. La rivelazione del politologo e il risiko globale

Pubblicato il 15/10/2023 11:59 - Aggiornato il 16/10/2023 10:26

Sembra una riedizione del Grande gioco tra le potenze egemoni della fine del XIX secolo, quasi uno scontro tra l’Occidente e l’Oriente. Su una scala più ampia, il conflitto israelo-palestinese e la sua nuova, terribile, fase iniziata con gli attacchi di Hamas del 7 ottobre illumina un quadro più ampio, una sorta di Risiko globale. Del ruolo non indifferente giocato dall’Iran, che va dai legami accertati con Hamas a un ruolo più fattivo di addestramento e, forse, addirittura di coordinamento, già hanno scritto in molti. Il timore ancor maggiore è che, a sua volta, dietro l’Iran si nasconda una strategia cinese. La Cina stessa, in un brutale calcolo di realpolitik, avrebbe tutto l’interesse a sabotare il dialogo tra Israele e l’Arabia Saudita. Il politologo Carlo Pelanda affida la sua teoria alle colonne de La Verità. Nel quadro geopolitico che, come è noto, vede il Paese del Dragone esercitare una forte influenza in Africa, è l’accordo detto della Via del Cotone, che connetterebbe l’India al Mediterraneo attraverso l’Arabia Saudita, che minerebbe l’egemonia cinese – ma anche l’importante influenza russa – in Africa. (Continua a leggere dopo la foto)
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Gli interessi dell’Iran, gli obiettivi della Cina

Nel recente G20 in India è stata firmata un’intesa preliminare tra India, Arabia, Emirati, Ue, Francia, Germania, Italia e Stati Uniti per creare una connessione diretta, dunque, tra India e Mediterraneo, sia navale sia ferroviaria, che accorci di circa il 40% il tempo dei percorsi merci, portandolo a circa 10 giorni: Mumbai – Dubai via mare, Dubai – Riyadh – Al Haditha (Giordania) – Haifa (Israele), e poi da qui via mare verso le nazioni europee. Non solo un’infrastruttura viaria, ma anzitutto un’asse di relazioni energetiche, commerciali ed industriali. Dunque, sostituire la Via della Seta cinese è l’obiettivo evidente. Va sottolineato che in questa Via del Cotone i porti italiani rivestirebbero un ruolo strategico, ma quel che interessa maggiormente in questa analisi è il ruolo che giocherebbe un porto in particolare, quello israeliano di Haifa. Sicché Pechino rischia di essere tagliata fuori. Gli indizi di una convergenza tra Teheran e Pechino, per Pelanda, si ritrovano l’azione della Cina per ripristinare le relazioni diplomatiche tra Arabia e Iran e la strategia della penetrazione cinese nelle aree islamiche in Asia centrale e Afghanistan. Occorre, poi, guardare alle future mosse dell’Egitto, che, con la Via del Cotone, perderebbe la centralità del Canale di Suez. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le mosse di Riad

Un primo risultato gli orridi massacri perpetrati da Hamas a partire dall’infausta data del 7 di ottobre paiono, effettivamente, averlo conseguito: Riad ha momentaneamente sospeso i negoziati “per non farsi imputare di amicizia con Israele in una fase di mobilitazione islamica contro Israele stessa”, scrive ancora Carlo Pelanda. “Sospesi”, ma non interrotti. Il punto nodale è, poi, da rinvenire nelle contestuali richieste dell’Arabia Saudita all’interno di questa connessione geopolitica che chiamiamo Via del Cotone, ovvero quelle relative allo sviluppo del nucleare civile, primo passo “per bilanciare la capacità nucleare iraniana”. Precisamente qui entra in gioco anche il nostro Paese: l’Arabia, infatti, ha chiesto di prendere parte al programma delineato da Regno Unito, Italia e Giappone per la produzione di caccia di sesta generazione Gcap. Si tratterebbe di un jet da combattimento di nuova generazione, potenziato da una rete di capacità come velivoli senza equipaggio, sensori, armi e sistemi di dati avanzatissimi. (Continua a leggere dopo la foto)

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Il ruolo dell’Italia

Una situazione, evidentemente, molto ingarbugliata che non può far passare in secondo piano la carneficina di questi ultimi otto giorni, ma che può illustrarne lo scenario retrostante e le ricadute potenziali, compresa quella – terribile – di uno scontro finale tra i musulmani sciiti e quelli sunniti. Il mondo arabo sunnita è guidato dagli arabi, mentre l’Iran sciita si sta proponendo come protettore e garante della lotta palestinese. Gli Hezbollah libanesi, frattanto, non sono ancora entrati in campo, come hanno annunciato di voler fare. Infine, il politologo propone una ulteriore considerazione sul ruolo italiano in questo scacchiere: favorire l’accordo arabo-israeliano, favorire la connessione tra l’India e il Mediterraneo, così riducendo la presenza cinese in Africa, collocarsi con un certo peso nell’Indo-Pacifico.

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