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“Rincari da capogiro!” Ecco a quanto Pfizer e Moderna vogliono appiopparci i nuovi vaccini

Pubblicato il 13/09/2023 20:45 - Aggiornato il 15/09/2023 15:17

Mentre in Italia arriveranno i primi di ottobre i nuovi vaccini anti Covid-19 e le Regioni aspettano le consegne, per poi girarli ai medici di famiglia e alle farmacie, i produttori statunitensi dei sieri hanno consegnato all’agenzia federale statunitense Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) i loro nuovi listini. Il Cdc ha approvato i vaccini aggiornati di Pfizer e Moderna e saranno disponibili già in questa settimana. Al di là di qualsivoglia approfondimento sull’efficacia o, piuttosto, sugli effetti avversi che possono cagionare, ci concentriamo su un altro aspetto: i costi di questi farmaci. Ora – se teniamo conto che del fatto che il costo di produzione è di pochi dollari per ogni dose – ci indigna non poco leggere dei maxi-rincari che le case farmaceutiche hanno messo in atto. Pfizer, unitamente alla tedesca BioNtech, venderà il suo vaccino a 120 dollari per dose; Moderna a 129 dollari, Novavax a 130 dollari. Aumenti, questi inopinatamente decisi dai colossi di Big Pharma, che possiamo quantificare in dieci volte tanto rispetto ai primi vaccini immessi sul mercato. Le nuove dosi includerebbero una protezione per le nuove varianti, ma è difficile che questo giustifichi tali aumenti di prezzo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Cento volte il costo di produzione

E neppure va dimenticato che tali medicinali, negli USA, sono stati sviluppati soprattutto grazie ad ingenti finanziamenti pubblici: la fase di sviluppo dei vaccini è stata sostenuta in modo significativo da contributi pubblici, sia in forma di sussidi governativi diretti come nel caso di BioNtech, sia con la stipula di contratti di fornitura. Tutto ciò avveniva ancora prima che il vaccino fosse validato e pronto. Inutile ricordare gli utili da record registrati dalle case farmaceutiche: Nel 2021 i vaccini hanno permesso a Pfizer di raddoppiare i ricavi portandoli a 81 miliardi di dollari. Ancora Pfizer nel solo 2022 ha registrato oltre 31 miliardi di profitti, in aumento del 43%, mentre la più piccola Moderna oltre 8 miliardi di dollari. Il tutto grazie a una pandemia controversa e una campagna vaccinale di massa che, come i nostri lettori sanno, è stata assai dubbia e deleteria, in termini di decessi e di effetti avversi gravissimi, trattandosi di un farmaco sperimentale impropriamente definito “vaccino”. Cosa che peraltro, e sin da subito, era sostenuta dallo stesso scopritore della biotecnologia a mRNA, Robert Malone. Abbiamo detto degli Stati Uniti, ma com’è la situazione nell’Unione europea? Sui famigerati sms tra Ursula von der Leyen e il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, è stato steso un velo di omertà (non ci vengono in mente altri termini) ma, nelle fasi più acute della pandemia, le cifre si aggiravano intorno ai 20 o 30 dollari: assai meno dei nuovi prezzi, ma pur sempre circa dieci volte il costo di produzione. Con i rincari statunitensi, dopo un rapido calcolo, emerge che il prezzo è pari, addirittura, a circa cento volte il costo di produzione. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le “raccomandazioni” negli USA

“Abbiamo più strumenti che mai per prevenire gli esiti peggiori del Covid-19. I Cdc raccomandano la vaccinazione Covid-19 aggiornata per tutti coloro che hanno più di 6 mesi per proteggere meglio te e i tuoi cari”, dice in una nota la direttrice dei Cdc Mandy Cohen, ripresa da Il Fatto Quotidiano. Avete letto bene: il vaccino viene “raccomandato” dai 6 mesi di vita in su. In Italia, per ora, è raccomandato per i soggetti fragili e le persone anziane, e dobbiamo solo sperare che una qualche nuova e fantomatica variante non ci faccia ripiombare nell’incubo che abbiamo già vissuto.

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