Lo scorso 5 maggio l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la fine dell’emergenza sanitaria. In epoca Covid, ci si domandò sin da subito: come lavorare in tempo di pandemia? È iniziata così l’era del cosiddetto smart working, il lavoro “agile” direttamente da casa propria. Ora si sta approssimando la data del 30 giugno, quando – salvo una ulteriore proroga del governo – scadrà il diritto di usufruire dello smart working per chi abbia figli sotto i 14 anni di età e per i lavoratori fragili: parliamo solo dei dipendenti privati per quel che riguarda i genitori di figli under 14, mentre la categoria dei lavoratori fragili è trasversale tra l’impiego nel pubblico e nel privato. Dal primo di luglio anche coloro che rientrano in tali categorie (diverse migliaia di lavoratori) torneranno al lavoro in presenza. Vediamo, ora, chi è interessato ai cambiamenti e in che misura.(Continua a leggere dopo la foto)
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Chi sono i lavoratori fragili?
Per “lavoratori fragili” si intendono coloro che sono maggiormente esposti a rischi sanitari: tipicamente quegli individui in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali in cui si attesta una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o, ancora, dallo svolgimento di relative terapie salvavita. In assenza di nuove, e a questo punto improbabili, proroghe ne consegue che potranno ancora far ricorso allo smart working, per ragioni puramente pratiche, esclusivamente nel caso in cui l’azienda abbia disciplinato il lavoro agile in dialogo con le rappresentanze sindacali, e senza il rischio di sanzioni, demansionamenti, trasferimenti o licenziamenti. Adesso esaminiamo quali sono le opzioni in campo per i soggetti interessati. (Continua a leggere dopo la foto)
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Scadenza smart working: chi tornerà in presenza da luglio? Le opzioni
Cosa succede a partire dal primo luglio? Il dossier è sul tavolo del ministro del Lavoro, Marina Calderone. I lavoratori fragili e i genitori con figli under 14 dovranno tornare in azienda secondo le modalità previste dalla contrattazione collettiva. Ma una delle opzioni che si stanno vagliando, per entrambe le categorie, prevede la ripartizione del lavoro in maniera mista, per così dire, ovvero in parte da remoto e in parte in presenza, come apprendiamo da Il Sole 24 Ore. Il ministero del Lavoro ha quantificato che la proroga costerebbe circa 16 milioni di euro, esattamente la medesima cifra relativa alla prima proroga del governo Meloni. Nel febbraio di questo 2023, infatti, con due emendamenti al decreto “Milleproroghe” approvati da tutti i partiti, venne prorogato lo smart working, in luogo dell’iniziale scadenza, appunto, al 30 giugno dalla iniziale data del 31 marzo.
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Se l’azienda lo prevede, ecco chi può ancora lavorare da remoto
Fondamentale resta, dunque, il dialogo tra azienda e lavoratori: i datori di lavoro pubblici e privati che stipulano accordi per l’esecuzione della prestazione di lavoro in modalità agile devono riconoscere priorità alle richieste formulate: dalle lavoratrici e dai lavoratori con figli fino a 12 anni di età, o senza alcun limite di età nel caso di figli in condizioni di disabilità (articolo 3, comma 3 legge 104 del 1992), o alle richieste dei lavoratori con disabilità in situazione di gravità accertata (articolo 4, comma 1 legge 104 del 1992) o che siano caregivers, cioè chi assiste anziani e disabili.
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