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Addio ai documenti! Pronta la App che li raccoglie tutti. Ecco come ci schederanno

Pubblicato il 23/05/2023 20:52

“Non sempre ciò che vien dopo è progresso“, lo scriveva già il Manzoni. Ora, a confronto di quello di cui stiamo per parlarvi, il giustamente vituperato Green Pass impallidisce e ha solamente fatto da apripista: la nostra identità digitale, i nostri dati sanitari e fiscali, persino la tessera elettorale – in definitiva la nostra intera vita – saranno presto a portata di clic. Sembra il futuro distopico descritto da Orwell e, come sempre, ce lo chiede l’Europa, anche se noi ci mettiamo del nostro: l’Unione europea già negli scorsi mesi, attraverso la Commissione, aveva proposto un quadro per un’identità digitale europea da completare entro il 2025, ed ecco che l’app Io, rilasciata il 16 aprile 2020, in piena epoca pandemica, si appresta a divenire un digital wallet, capace di contenere ogni dato sensibile di chiunque. L’applicazione al momento conta quasi 34 milioni di download ed è gestita da PagoPa, società pubblica controllata dal Ministero dell’Economia e delle finanze. L’obiettivo del governo Meloni, stando a quel che si legge, tra gli altri, sul Corriere della sera, è quello di aumentare ancor più la diffusione dell’applicazione, arricchendola con l’integrazione di nuovi servizi pubblici, in modo da “facilitare l’interazione dei cittadini italiani con la pubblica amministrazione”, o almeno questo è il proposito ufficiale. Nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, già entro la fine del 2023 PagoPa provvederà all’inserimento della patente digitale, della tessera sanitaria digitale e della tessera elettorale; altri documenti saranno digitalizzati in una seconda fase del progetto, che, per quanto ne sappiamo al momento, arriverà al lancio ufficiale entro la prima metà del 2024. All’applicazione sarà sempre possibile accedere tramite Spid o Carta d’identità elettronica (Cie). Una schedatura di massa, potremmo dire. (Continua a leggere dopo la foto)
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portafogli digitale app io

Il portafogli digitale attraverso l’App IO. L’annuncio

In merito a questo digital wallet nazionale si è di recente espresso Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, durante un’audizione davanti alla commissione Affari costituzionali della Camera. “Prevediamo così entro la fine dell’anno un ulteriore importante cambiamento positivo per la vita quotidiana di tutti gli italiani”, ha detto, ribadendo che i dettagli operativi saranno resi noti nei prossimi mesi. Riguardo alle tempistiche da rispettare, è “fondamentale tenere a mente le indicazioni del Pnrr” su ciò che riguarda la digitalizzazione della Pubblica amministrazione. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il portafoglio digitale europeo

Se i tempi previsti (fine 2023) saranno rispettati, l’Italia si proporrebbe tra i paesi più virtuosi in Europa sul fronte della digitalizzazione dei servizi della pubblica amministrazione, anticipando il percorso previsto dalla Commissione europea per il cosiddetto “portafoglio elettronico europeo”, l’e-Wallet. Tali portafogli europei dell’identità digitale, oltre a sostituire l’uso della carta d’identità e la firma elettronica con valore legale, consentirebbero di conservare e di gestire non solo i dati relativi alla propria identità e i documenti ufficiali in formato elettronico, ma anche ogni altro documento, come le prescrizioni mediche o i titoli di studio. Il portafoglio, inoltre, sarebbe un mezzo di identificazione elettronica a sé stante. (Continua a leggere dopo la foto)
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I rischi (enormi)

Saremo anche profani in materia, ma da semplici cittadini ci viene naturale domandarci che succederebbe se la nostra password venisse violata. A noi tutto ciò pare un formidabile strumento di controllo sociale, un Green Pass alla nona potenza. Potenzialmente con un solo clic, ad esempio, da remoto si potrebbero monitorare tutte le nostre attività: un modello pervasivo in stile cinese. Il rischio, sempre in linea teorica, è che si possano bloccare i pagamenti o le altre attività di determinati soggetti.

Le due incognite

La prima incognita è il rispetto dei tempi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza circa la digitalizzazione della pubblica amministrazione. “Sul cloud siamo allineati ai target posti dal Pnrr”. Sul punto, ha evidenziato ancora Butti durante la sua audizione: “La prossima scadenza riguarderà il 30 settembre 2023, data entro la quale 1.064 pubbliche amministrazioni locali dovranno aver completato il processo di migrazione”. Vi è, poi, un’altra criticità, dettata dalla scarsa copertura della banda, specie di quella larga e ultralarga, e dalla difficoltà di connessione in alcune zone della Penisola. Ma il sottosegretario Butti ha una soluzione per tutto: “Ho proposto un’azione di revisione organica e globale della strategia della banda ultralarga“.

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