A molti il 12 settembre è una data che non dirà molto, eppure potrebbe diventare un giorno storico. Perché parte il maxi procedimento contro Google negli Stati Uniti. Sarà un processo lungo e complicato. È la prima volta, infatti, che il governo americano accusa un gigante della Silicon Valley di violare le norme antimonopolio. Google è accusato dalle authority federali, del ministero della Giustizia, di vari Stati dell’Unione, oltre ai procedimenti in corso nell’Unione Europea. Il nodo centrale, secondo l’accusa, è che il motore di ricerca ha conquistato un quasi monopolio non solo per la sua potenza, ma anche perché ha tagliato fuori i concorrenti versando ben 45 miliardi di dollari l’anno ad Apple, Samsung, LG e Motorola per inserire di default il suo search nei loro smartphone. Ma non è tutto. (Continua a leggere dopo la foto)
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Un’altra accusa che viene mossa a Google nel processo al via negli Stati Uniti è che per promuovere il suo motore di ricerca l’azienda paga anche le principali società Usa di telecomunicazioni e browser come Mozilla e Opera. Come spiega il Corriere, all’accusa del governo per abuso di posizione dominante si sono poi unite le denunce di 35 Stati dell’Unione e perfino di Portorico, in particolare per quanto riguarda l’uso delle tecnologie per la raccolta pubblicitaria. Il giudice del caso, Mehta, ha già dimezzato i capi d’imputazione per Google: dei sette presentati ne ha eliminati quattro. Ha però giudicato fondata e da processare l’accusa del governo legata all’imposizione “a pagamento” del suo motore di ricerca. (Continua a leggere dopo la foto)
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Google a processo negli Stati Uniti: le differenze con l’Ue
Quello per cui questo processo è rivoluzionario è anche perché mette in evidenza come gli Stati Uniti stiano iniziando a mettere sotto la lente d’ingrandimento i suoi gruppi digitali che hanno assunto un potere uguale o superiore a quello degli Stati stessi. A differenza della Ue che invece già da anni ha cominciato a “processare” e multare i giganti digitali. Ora tocca al giudice Mehta valutare le accuse degli Stati e del ministero della Giustizia Usa, intenzionato ad aprire un nuovo procedimento. In tutto questo, c’è anche il dibattito sull’intelligenza artificiale, usata da Google per rafforzare – secondo alcuni – la sua leadership nella pubblicità e nel search. Nel mezzo, restano quei 45 miliardi l’anno spesi per mantenere una posizione privilegiata nel mercato.
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