Un po’ tutti stanno iniziando a capire come stanno andando veramente le cose nella guerra in Ucraina, e cioè che a seguire Zelensky e Biden ci si schianta tutti in una guerra mondiale con conseguenze catastrofiche. Meglio tardi che mai, si dirà. Del resto anche per il Covid abbiamo dovuto aspettare più di due anni per sentir dire dalla maggior parte della popolazione quelle cose che all’inizio facevano subire attacchi inverecondi a chi diceva cose logiche e scientifiche. Con la guerra sta succedendo lo stesso. Partendo dal presupposto che esiste un aggressore, che è Vladimir Putin, una nazione invasa, che è l’Ucraina, ora è bene capire come sbrogliare l’intera situazione. A dire le cose più interessanti c’è spesso Lucio Caracciolo, che ancora una volta ha messo l’accento nei posti giusti del ragionamento. (Continua a leggere dopo la foto)
Putin ha rifiutato la richiesta di una tregua umanitaria a Mariupol finché l’acciaieria Azovstal non si arrenderà. Ha fatto sapere, però, che incontrerà Guterres, segretario generale dell’Onu. E ha detto che vuole tutta la striscia a Sud del Paese. Lucio Caracciolo, ospite di Lilli Gruber a “Otto e mezzo“, su La7, nella puntata del 26 aprile, attacca però il presidente ucraino Volodymyr Zelensky: “Forse riusciamo dopo la presa completa di Mariupol ad arrivare finalmente al negoziato”, sottolinea il direttore di Limes. (Continua a leggere dopo la foto)
“Sarebbe ora di cominciare a parlare di più di negoziato: sappiamo cosa vogliono i russi, ma cosa vuole l’Ucraina?”, si interroga Lucio Caracciolo, “io ancora non l’ho capito bene. Vogliono indietro tutto quello che hanno perso? Allora però dovrebbero chiedere alla Nato di intervenire ma la Nato non vuole intervenire”, osserva ancora il direttore. (Continua a leggere dopo la foto)
Infine Caracciolo parla del 25 aprile: “Non si capisce cosa c’entri il 25 aprile con la guerra in Ucraina. Sovrapponiamo – come se fosse sempre presente – il passato all’attualità, mescoliamo tutto”, commenta. “Le contestazioni non ci sarebbero mai state se non ci fosse stato il 25 aprile – conclude Caracciolo -. Abbiamo avuto quella vittoria di ormai molti anni fa che abbiamo forse un po’ dimenticato. Dovrebbe essere una lezione ancora valida oggi, senza strumentalizzazioni”.
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