L’Europa inizia a rendersi conto del madornale errore commesso con l’applicazione delle sanzioni in maniera del tutto priva di ogni logica. Arrivano i primi dietrofront, e la Russia sorride. Soltanto dieci giorni fa, l’amministratore delegato della compagnia ucraina del gas Naftogaz, Yuriy Vitrenko, aveva criticato aspramente la scelta della Germania di «sospendere» le sanzioni. Una decisione presa allo scopo di agevolare la consegna della famigerata turbina di Gazprom, necessaria per la riapertura del Nord Stream 1.
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Il dietrofront del governo tedesco sulle sanzioni
Il governo tedesco aveva capito che, se Mosca avesse tagliato le forniture di gas all’Unione Europea, sarebbe stato un vero e proprio disastro. Così, pur di scongiurare la minaccia, si è preferito allentare le sanzioni e chinare il capo. Vitrenko aveva detto che: «Vladimir Putin ora sa che ricattare funziona. Quindi aspettiamoci altri ricatti». Una constatazione profetica. Dopo 5 mesi esatti dall’inizio della guerra, l’accordo sulla riapertura dei porti ucraini per l’export di venti milioni di tonnellate di grano avrà l’effetto di sollevare alcune delle sanzioni finanziarie, consentendo alla Russia di vendere più facilmente grano e fertilizzanti nel mondo.
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Le sanzioni vengono allentate
Ma non solo. La ripresa delle forniture di gas attraverso Nord Stream, coincide “stranamente” con la caduta del governo Draghi, nonché con l’entrata in vigore di una modifica al regime delle sanzioni che va tutta a favore di Mosca, poiché rende più agevoli i pagamenti per le compagnie assicurative e altri operatori quando le russe Gazprom e Rosneft vendono gas e petrolio in Paesi terzi. Come riporta Il Corriere della Sera, i grandi gruppi globali come Vitol e Glencore, avevano smesso di trattare il petrolio russo per conto terzi proprio a causa delle sanzioni contro Mosca, ma con le modifiche approvate da Bruxelles e con l’allentarsi dei vincoli, ora diventa tutto più semplice.
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Gli esponenti che hanno messo in ginocchio l’Italia
Dunque, dopo che i vertici dell’Unione Europea e di molti dei governi nazionali, con Draghi, Meloni, Salvini e Berlusconi in primissima fila, hanno messo letteralmente in ginocchio l’economia europea; dopo che il costo dell’energia ha registrato un +500% rispetto al secondo semestre del 2021, con pesantissime ripercussioni sulle economie e sulle tenute sociali nazionali; dopo aver sostenuto ciecamente questa guerra attraverso l’applicazione di sanzioni suicide ed attraverso l’invio di armi che a nulla hanno portato, se non al gettare benzina sul fuoco di un’escalation dall’esito già scritto in partenza; ecco che risultati diventano ormai solari per tutti: gli ucraini continuano a pagare con il loro sangue e probabilmente verranno mollati. Putin ha fatto il record di fatturato e di incassi dalla vendita di gas e petrolio. L’Europa è stata letteralmente piallata ed ora si trova costretta ad abbassare la testa ed allentare tutte le sue contromisure.
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ItalExit l’unico partito ad opporsi a tutto questo
E’ bene ricordare che l’unico partito ad essersi sempre opposto a questo suicidio collettivo voluto Mario Draghi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e tutta l’allegra compagnia del governo “dei peggiori”, è stato ItalExit per l’Italia. Le denunce e gli interventi in Parlamento del suo leader Gianluigi Paragone, coadiuvato da tutti i membri del gruppo politico e dagli attivisti che, in tutta Italia, hanno svolto innumerevoli raccolte firme attraverso i banchetti ed i gazebo, assumono oggi un significato ancora più grande. ItalExit ha dimostrato la propria lungimiranza, la propria coerenza e la capacità di leggere tra le righe di una situazione dal peso specifico enorme. Non c’è alcun dubbio in merito: i fatti gli stanno dando ragione.
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