x

x

Vai al contenuto

Gas, cambia tutto. Il “regalino” di Putin all’Italia per la caduta di Draghi

Pubblicato il 21/07/2022 20:51

Una strana coincidenza sta dando adito ad alcune teorie “geopolitiche” nella giornata di oggi. Non solo crisi di governo, un occhio rimane sempre puntato sul tema delle forniture di gas. Oggi 21 luglio è il giorno della caduta del governo italiano, ma anche dell’aumento dei flussi di gas verso il nostro Paese da parte della Russia. Casualità o atto ponderato? Cerchiamo di analizzare la situazione per capire meglio di che cosa si parla.
(Continua a leggere dopo la foto)

Dubbi sulla “coincidenza” dell’aumento dei flussi

Come riporta Libero Quotidiano, uno di quelli che se lo sono chiesto è il giornalista Jacopo Iacoboni che in un post pubblicato sul suo profilo Twitter osserva: “Tornano ad aumentare le forniture di gas di Gazprom all’Italia, +71% rispetto al giorno precedente (da 21 a 36 milioni di metri cubi). Putin sta giocando al gatto col topo con la politica italiana”. Quanto si evince dal ragionamento di Iacoboni, è che l’aumento improvviso dei flussi di gas dalla Russia verso l’Italia sarebbe una mossa di Putin per lanciare un segnale al nostro Paese: con una politica meno ostile al Cremlino questi sarebbero i risultati.
(Continua a leggere dopo il tweet)

Le conferme di Eni sull’aumento delle flussi

Una teoria non poi così remota, visto che l’Italia è storicamente un Paese molto vicino a Mosca in termini di rapporti economici e di dialogo, nonché di forniture di materia energia. D’altro lato, un incremento simile nel flusso di gas non si può spiegare soltanto con la riapertura del Nord Stream 1, il quale trasporta gas dalla Russia alla Germania e che oggi ha ripreso a funzionare regolarmente dopo il fermo delle ultime settimane. “Il colosso energetico russo Gazprom ha comunicato per la giornata di oggi la consegna di volumi di Gas pari a circa 36 milioni di metri cubi, a fronte di consegne giornaliere pari a circa 21 milioni di metri cubi effettuate nei giorni scorsi”, conferma l’Eni.
(Continua a leggere dopo la foto)

I canali di approvvigionamento italiani

C’è un punto, però, in tutto questo: l’Italia non riceve gas da Nord Stream 1. Come spiega Libero Quotidiano, il gas arriva nel nostro Paese in cinque punti principali d’ingresso: a Tarvisio, Friuli Venezia Giulia, giunge la totalità del gas russo, tramite il Tag (Trans Austria Gas) che porta in Italia il gas dalla Russia passando attraverso Ucraina, Slovacchia e Austria. Ha un secondo “ramo” che entra in Italia a Gorizia passando dalla Slovenia. A Passo Gries in Piemonte passa invece il gas che arriva dai giacimenti del Mare del Nord tramite Transitgas, il gasdotto proveniente da Norvegia e Olanda. A Mazara del Vallo, in Sicilia arriva il Transmed che collega l’Algeria all’Italia tramite la Tunisia. A Gela, in Sicilia arriva l’altro gasdotto proveniente dall’Africa, il Greenstream, proveniente dalla Libia. Infine, a Melendugno, in Puglia c’è il Tap (Trans Adriatic Pipeline) che trasporta il gas dell’Azerbaijan verso il Nord Europa.
(Continua a leggere dopo la foto)

La palla passa al futuro Governo

Che l’aumento improvviso delle forniture sia, dunque, una mossa tattica dello zar per influenzare la politica e l’economia italiana, potrebbe anche essere plausibile. In tempi come questi ogni mossa ha la sua relativa importanza e quello dell’energia è il campo che maggiormente sta mettendo in crisi economie nazionali e tenute sociali in Europa. Non ci si stupirebbe. dunque, se l’Italia continuasse a godere di un trattamento “favorevole” fino all’instaurazione del nuovo Governo. L’esecutivo che verrà, infatti, sarà chiamato a fare i conti in primo luogo con il tema dell’approvvigionamento energetico. La speranza è che possa essere un governo plasticamente più lucido del precedente nel tutelare gli interessi nazionali, e non nell’eseguire quegli ordini arrivati “dall’alto” che hanno causato il suicidio cui l’Europa sta andando incontro.

Potrebbe interessarti anche: L’Italia come la Grecia. Lagarde fa la prima mossa e prepara il commissariamento. La situazione