Nel centrodestra iniziano a volare gli stracci. Il tema caldo del momento è la scelta del premier che dovrà (se dovessero vincere le elezioni) guidare il futuro governo attraverso le mille peripezie che si prospettano per il prossimo futuro dell’Italia. Fonti interne alla coalizione dicono che l’incontro con la Meloni di venerdì è andato «bene». E’ ancora intricato, però, il nodo della regola interna sul nome del futuro “comandante”. Nonostante Giorgia Meloni abbia sottolineato che «le regole del gioco non si cambiano in corsa», e che quindi dovrà essere rispettata quella che prevede che esprima il premier il primo partito della coalizione vincente, secondo i sondaggi FdI, Berlusconi non sarebbe affatto convinto. Anzi, tutt’altro.
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Il nodo della scelta del premier
Persone vicinissime all’ex Cavaliere, infatti, riferiscono che Berlusconi sarebbe intenzionato ad indicare un esponente dei suoi come prossimo premier. Il leader di Forza Italia avrebbe confidato ad alcuni appartenenti alla sua stretta cerchia di amicizie che il nome più papabile per lui potrebbe essere quello di Antonio Tajani, vice presidente di FI e del Ppe, già proposto come possibile candidato premier nel 2018. Una figura ideale per rassicurare gli ambienti internazionali, che mal digerirebbero una possibile deriva “sovranista e populista” della coalizione a guida Meloni o dello stesso Salvini. Questo nonostante la leader di Fratelli d’Italia abbia già iniziato una personalissima contro-campagna volta a dimostrare di poter governare, grazie anche alla sua posizione fortemente atlantista e pro-Ucraina, ancor più marcata di quella degli alleati.
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La Meloni non accetta discussioni
Intanto Berlusconi ha fatto la sua mossa tramite il Corriere della Sera, proponendo di far scegliere il prossimo premier a un’assemblea di parlamentari eletti. Sicuramente un modo per far pesare la forza di FI, Lega e centristi contro quella di FdI, visto che è probabile che gli eletti assieme siano più numerosi di quelli della Meloni. Per la leader di FdI, però, il discorso è irricevibile ed il nodo diventa sempre più stretto. Il criterio che si adotterà per distribuire i collegi uninominali, e quindi di conseguenza gli eletti, che si sommeranno a quelli della quota proporzionale, sarà di vitale importanza per le sorti dell’alleanza. Nulla è deciso e si prospettano giorni di tensione dalle parti del centrodestra.
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