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Assalto alla casa degli italiani! Il ricatto dell’Europa: “Ecco cosa dovete fare per i soldi del Pnrr”

Pubblicato il 28/05/2023 06:00

Per il momento il Patto di Stabilità è sospeso e sarà modificato entro la fine di questo 2023, eppure torna il pressing sulla riforma del Catasto. Ce lo chiede l’Europa, e dunque il Catasto deve essere aggiornato “agli attuali valori di mercato”. Come sempre, le imposizioni – che, però, si chiamano “Raccomandazioni” – dell’Unione europea sono ammantate da presunte buone intenzioni, in questo caso “ridurre la pressione fiscale sul lavoro attraverso una riforma dei valori catastali”, pure se la richiesta, già inoltrata lo scorso anno dalla Commissione europea, somiglia a una sorta di ricatto. L’invito a rivedere gli estimi, combinato con le nuove regole sui conti pubblici dettate proprio dal Patto di Stabilità, potrebbe comportare conseguenze disastrose. Con la fine della clausola di salvaguardia che ha sospeso il Patto fino a fine anno, la Commissione europea nella primavera del 2024 tornerà ad avviare le procedure di disavanzo eccessivo sulla base dei conti del 2023. L’Italia è già nel mirino di Bruxelles. Insomma, non c’è pace per i proprietari di immobili, già gravati dai futuri e necessari interventi di riqualificazione energetica per via della folle direttiva “Green” sulle case. (Continua a leggere dopo la foto)
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La risposta di via XX settembre

Circa la riforma del Catasto, il viceministro dell’Economia del governo Meloni, Maurizio Leo, ha dichiarato: “Questa raccomandazione dovrebbero rivolgerla a tanti altri Paesi, compresi Francia e Germania, dove i valori catastali sono più vecchi dei nostri e risalgono agli anni Sessanta e Settanta”. Sicché nella nuova legge delega non è prevista tale riforma: i valori catastali italiani non hanno bisogno di essere aggiornati nell’immediato, poiché l’ultimo aggiornamento risale alla fine degli anni Ottanta, è quanto ancora sostenuto dal ministero di via XX settembre. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il tentativo di Mario Draghi

Eppure già il governo Draghi aveva avviato una riforma la cui legge delega era coerente con la Raccomandazione della Commissione europea. La caduta del governo e le nuove elezioni nell’autunno nel 2022 hanno, poi, modificato lo scenario e la riforma era stata accantonata. Ora l’Ue torna alla carica e, come leggiamo su La Verità, Giorgio Spaziano Testa, presidente di Confedilizia, la Commissione europea “non brilla per originalità”: periodicamente la riforma del Catasto stessa e, con essa, il ripristino della tassazione sulla prima casa, l’incremento della tassa di successione, vengono raccomandati dall’Unione. Alcune delle raccomandazioni della Ue, dunque, sono ricorrenti, come appunto quella di adeguare il Catasto ai valori di mercato. E giova ricordare che l’Italia è l’unico Paese caratterizzato da una proprietà immobiliare diffusa, talché il 70% degli italiani è proprietario di un immobile. Il punto su cui, prima della caduta dell’esecutivo Draghi, la riforma del Catasto si era arenata in parlamento (nonostante una amplissima maggioranza di governo) prevedeva la revisione del catasto dei fabbricati.

Il “ricatto” Ue

Il Catasto italiano ha per tradizione una natura reddituale: dell’immobile si considera la potenziale capacità di produrre reddito, mentre la novità tentata da Draghi era di introdurre la qualificazione patrimoniale. Ora, il ricatto è ancora più evidente: flessibilità sul rientro nei vincoli del Patto di Stabilità in cambio di “riforme” strutturali imposte dall’alto. Vedremo se l’attuale governo saprà mantenere il punto.

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