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Gli 007 e il naufragio dei misteri. Cosa si nasconde davvero dietro la tragedia del Lago Maggiore

Pubblicato il 30/05/2023 21:03

Quello che dapprima appariva come uno sfortunato incidente, con il passare delle ore, sta assumendo i connotati di una vera spy-story. A bordo della barca “Good… uria” affondata nel Lago Maggiore, al largo di Sesto Calende in provincia di Varese, nel cui affondamento cagionato dal fortissimo vento hanno perso la vita quattro persone, vi erano essenzialmente agenti segreti italiani e israeliani. tre delle quattro vittime e diciotto dei diciannove superstiti non sono semplici turisti della domenica, ma agenti di intelligence, o in servizio o in congedo. Complessivamente a bordo si trovavano 21 passeggeri, più due membri dell’equipaggio. Le vittime, a parte Anya Bozhkova, moglie dello skipper Claudio Carminati (che però, secondo il Corriere della sera, “sembra sia una conoscenza del circuito dei Servizi”), appartenevano ai Servizi segreti: Claudio Alonzi e Tiziana Barnobi, marito e moglie, erano entrambi dipendenti dell’Aise, il comparto intelligence del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica, che ha compiti e attività di intelligence al di fuori del territorio nazionale. A loro si aggiunge Shimoni Erez, 54enne israeliano, agente del Mossad in pensione. Questi, secondo la versione ufficiale, con una decina di colleghi avrebbe deciso di concedersi un weekend in Italia, una gita per le isole del Lago Maggiore per festeggiare il compleanno di uno di loro. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’ipotesi dello scambio di documenti

Ma ad aggiungere mistero al mistero, come leggiamo ancora sul Corriere della sera, gli agenti dei Servizi sarebbero giunti in Lombardia per scambiarsi informazioni e documenti e non era prevista nessuna uscita in barca sul lago. Visto che gli israeliani avevano perduto l’aereo del ritorno e avevano deciso di prolungare la sosta coprendo l’intero fine settimana, scrive il quotidiano di via Solferino, gli italiani si sarebbero offerti di far loro compagnia. Da lì la decisione della gita, seondo tale ricostruzione dei fatti. Una decisione fatale che lascia aperti ancora molti interrogativi. Inoltre, c’è la questione dell’aereo militare che, con grande fretta, direzione Tel Aviv, ha riportato già nella mattinata di ieri i superstiti israeliani in patria. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il rimpatrio frettoloso degli agenti del Mossad

Ciò viene confermato dal giornalista di Haaretz, il principale quotidiano israeliano, Avi Scharf, il quale in un tweet ha scritto: “Meno di 12 ore dopo l’incidente in barca, un bizjet israeliano utilizzato per i voli ufficiali sensibili è decollato da Israele alla volta di Milano, vicino al Lago Maggiore, dove è morto l’agente del Mossad israeliano il cui nome non può essere rivelato in Israele (si tratta dell’israeliano Shimoni Erez, come abbiamo scritto Nda) che aveva un passato nelle forze di sicurezza, insieme ad agenti dei servizi segreti italiani”. Il giornalista ha condiviso la schermata di un tragitto aereo rilevato attraverso l’applicazione web Flightradar24, un servizio online di tracciamento dei voli in tempo reale. Ascoltati nella notte dai magistrati e dai carabinieri del Comando provinciale di Varese, sono spariti in fretta, tanto gli italiani quanto gli israeliani. (Continua a leggere dopo la foto)
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Cosa non quadra

Insomma, vi sono diverse cose che non tornano. Le mette in fila Dagospia: anzitutto si sottolinea come il confine settentrionale del Lago Maggiore appartenga alla Svizzera e ciò potrebbe pure far pensare al trasbordo e all’espatrio di qualcuno; del frettoloso rimpatrio degli israeliani abbiamo già scritto, eppure anche i superstiti italiani sono stati evacuati con anomala celerità tanto dal Pronto soccorso quanto dai loro alberghi, dove peraltro non vi è traccia del loro passaggio; e poi c’è il combinato disposto, per mutuare un termine in voga, tra lo skipper “vicino” ad ambienti dei servizi e la nazionalità di sua moglie, la donna russa che è tra le quattro vittime.

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La barca e le condizioni meteo

Secondo i primi accertamenti, l’imbarcazione poteva trasportare un massimo di 15 persone, mentre gli effettivi prenotati erano 23, divenuti poi 21 in seguito a due disdette. I gestori dei cantieri-porto hanno anche diramato un alert consigliando di rientrare il prima possibile intorno alle 17.30, un invito accolto dalla maggior parte delle imbarcazioni ma non da quella condotta da Carminati, rimasta in acqua nonostante il peggiorare delle condizioni. Una tragedia che forse poteva essere evitata e sui cui faranno luce le indagini affidate al procuratore capo di Busto Arsizio, Carlo Nocerino, e al pubblico ministero Massimo De Filippo.

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