Per mesi abbiamo scritto di come talune misure della Banca centrale europea, tipicamente il continuo e forsennato rialzo dei tassi d’interesse, andassero contro gli interessi degli stessi cittadini europei. E lo diceva il premio Nobel Joseph Stiglitz, mica solo noi. Dalla sua torre d’avorio, in una bolla di atmosfera rarefatta, Christine Lagarde è parsa davvero poco interessata alle ricadute del proprio operato e delle proprie scelte. Ma adesso dovrà darne conto dinanzi alla Corte di Giustizia Europea, come sede in Lussemburgo, anzi dovrà dar conto essenzialmente di una sua dichiarazione, disastrosa. Hanno deciso, infatti, di adire alla Corte dell’Unione europea i due imprenditori Aldo D’Agostino e Anna Nardi. Facciamo un passo indietro e torniamo al 12 marzo 2020: “Non siamo qui per ridurre gli spread”, disse in una conferenza stampa la banchiera centrale. A parte il fatto che pure tentare di ridurre gli spread tra i titoli infraeuropei dovrebbe, almeno a nostro avviso, rientrare nelle sue competenze, la frase di Lagarde non poteva non provocare evidenti scossoni per gli investitori, italiani in primis. Un rilesso inconscio, una voce dal sen fuggita, o una ferma convinzione che lei si debba occupare di altro (e di cosa?), aveva provocato una diminuzione rilevante del valore dei titoli in tutte le Borse del mondo, e del 16,92% nella sola Borsa di Milano. (Continua a leggere dopo il VIDEO)
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La frase “incauta” e il crollo in Borsa
Ecco perché i due imprenditori e investitori napoletani, D’Agostino e Nardi, hanno fatto causa. Entrambi avevano acquistato all’inizio di marzo 2020 un titolo a leva (che permetta di esporsi sul mercato con un controvalore maggiore rispetto al pagamento iniziale) denominato SI FTSE.COPERP, come ricostruisce il portale di informazione Open. Ora, chiedendo al Tribunale europeo di condannare Christine Lagarde al risarcimento – D’Agostino per questo richiede un risarcimento di 2,8 milioni di euro mentre la Nardi lamenta un danno di 2,03 milioni di euro – a fronte delle perdite finanziarie subite dopo la frase incauta: “Con una dichiarazione ha disintegrato tutti i nostri risparmi”. Sino all’arrivo della Lagarde, appena quattro mesi prima, la politica finanziaria e monetaria promossa da Mario Draghi appariva diametralmente opposta. Un cambio così radicale della politica monetaria non era stato preventivato, sicché il solo annuncio che la Bce non avrebbe più sostenuto il valore dei titoli emessi dai Paesi in difficoltà ha causato un terremoto sui mercati, a seguito del quale tanti investitori, piccoli e grandi, hanno subito importanti contraccolpi. I ricorrenti, dunque, chiedono ai giudici di Lussemburgo di “accertare e dichiarare la responsabilità extracontrattuale della Banca Centrale Europea, rappresentata dalla presidente Christine Lagarde: per avere provocato per i titoli finanziari di proprietà di Aldo D’Agostino, denominati SI FTSE.COPERP, un tracollo nel valore di 841.809,34 euro, registrando una perdita ammontante al 99,47% del valore complessivo del capitale investito, che è pari a 846.198,90 euro”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Una dichiarazione illegittima
I due imprenditori ritengono illegittima la dichiarazione della Lagarde per violazione dello statuto stesso della Bce, perché ogni cambio di politica monetaria non poteva essere deciso dal solo presidente, ma prima ratificato dal Consiglio, che invece non si era riunito. Già in un solo giorno “i nostri risparmi si erano disintegrati”, lamenta Aldo D’Agostino. Per questo motivo lui e Anna Nardi, oltre alla perdita irrimediabile subita quel giorno, hanno anche calcolato, ai fini dell’eventuale risarcimento il mancato lucro successivo (se il tracollo non fosse avvenuto) e il danno reputazionale subito per arrivare alle cifre della richiesta di risarcimento.
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