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Ora si svende anche la salute e la sanità pubblica: ecco i Pronto soccorso privati

Pubblicato il 13/01/2020 10:30 - Aggiornato il 13/01/2020 10:33

Diciamolo forte e chiaro, ce n’è bisogno: le strutture che erogano servizi legati a diritti fondamentali per i cittadini, come i Pronto Soccorso, devono restare saldamente in mano pubblica. La notizia è partita dal Piemonte, e l’ha diffusa La Stampa, ma si sta allargando a macchia d’olio su tutto il territorio nazionale. Perché il business, anche qua, sarebbe enorme, e tutto, come sempre, a discapito dei cittadini, soprattutto dei più deboli e fragili economicamente. Uno degli ultimi dogmi della Sanità, la concezione dei pronto soccorso come strutture pubbliche, svapora nel commento dell’assessore regionale piemontese: i privati hanno dunque il semaforo verde per aprire i loro pronto soccorso nelle strutture di maggiori dimensioni. È stato dunque aperto un tavolo con i privati: “Il pubblico, da solo, non può più farcela”.

Dice l’assessore piemontese Icardi: “Mantenendo la gestione sotto il controllo pubblico, naturalmente. Nel senso che continuerà a governare e a decidere il primario. È l’unico modo per salvare la situazione”. Ecco perché, nell’ottica di un servizio pubblico “che non ce la fa più”, non si scandalizza di fronte a uno scenario dove i pronto soccorso tradizionali, pubblici e “generalisti”, convivranno con altri: attivati da gruppi privati convenzionati e specialistici, cioè limitati alla trattazione delle specialità seguite nelle cliniche (Cardiologia, Ortopedia, Traumatologia).

I “prenditori” li faranno funzionare, certo, ma trattandosi di velociraptor si mangeranno pure i pazienti… I pronto soccorso non funzionano perché c’è da rivedere, non da buttare, tutta la medicina di base e le stesse procedure sanitarie che non funzionano in quanto farraginose. Ma la soluzione non è il privato. La nostra sanità pubblica non può cedere il passo ai privati, specie nei pronto soccorso. Il privato non ha alcun interesse a contenere i costi evitando esami inutili, per cui il rischio è che si arrivi all’ennesimo divario tra ricchi e poveri e allo svuotamento di un altro bene pubblico fondamentale.

Montano subito, e per fortuna, le prime polemiche, soprattutto in Piemonte, dove la situazione sembra più avanzata rispetto ad altre regioni italiane che comunque si stanno accodando. In un momento in cui si parla invece della necessità di statalizzare (Alitalia, le autostrade, l’Ilva…), ecco qua che le Regioni svendono ai privati. Questo è un altro terreno su cui si dovrà far battaglia.

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