Come riferisce la sezione di Genova de la Repubblica, il salto di qualità nell’indagine sulla morte di Camilla Canepa è rimasto segreto per settimane. Dalla Procura di Genova, infatti, ora vien fuori che nella sua inchiesta sul decesso della 18enne di Sestri Levante dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca, la stessa ha anche sentito alcuni membri del Comitato Tecnico Scientifico. L’organo straordinario che si è occupato di consigliare il governo ed il ministro Speranza durante la pandemia, decidendo come e quando procedere alla somministrazione massiva dei vaccini sperimentali a tutta la popolazione, era stato infine sciolto lo scorso 30 marzo, termine ultimo dello stato di emergenza. Ora che la Procura interroga il CTS, si presenta l’occasione per fare chiarezza su alcuni punti molto importanti.
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Il CTS diede il via libera alle regioni sulle vaccinazioni
I nomi dei tecnici interpellati come persone informate sui fatti restano nel riserbo, ma è accertato come l’oggetto degli interrogatori sia stato soprattutto il verbale numero 17 della riunione tenuta presso il dipartimento della Protezione Civile il 12 maggio 2021. Quando il Cts non rilevò «motivi ostativi a che vengano organizzate dalle differenti realtà regionali o legate a provincie autonome, iniziative, quali i vaccination day, mirate a offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale (come AstraZeneca e Johnson&Johnson, ndr) a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni». Questo ha rappresentato il via libera per le Regioni, nonostante quel tipo di vaccino fosse indicato per gli over 60, dopo alcuni casi di trombosi cerebrale associata a livelli di piastrine basse (la sindrome “Vitt” fatale per Camilla) accaduti in tutta Europa. Lo stesso avvenne per Francesca Tuscano, l’insegnante genovese morta il 4 aprile 2021, quando ancora AstraZeneca da linee ministeriali era somministrato ai giovani.
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La Procura interroga il CTS
Ai membri del CTS sono stati chiesti i crismi secondo i quali vennero autorizzati i cosiddetti Open Vax Days per i ragazzi. Il verbale di risposta presentato dal Comitato, analizza la relazione pubblicata da Ema il 23 aprile 2021, intitolata “Visual Risk Contextualisation”. Il CTS scrive che, come dal «rapporto benefici/potenziali rischi di trombosi in sedi inusuali associati a trombocitopenia nel contesto di diversi scenari di circolazione virale, risulta che, in una situazione come quella attuale italiana connotata da circolazione virale media, il numero di casi ogni 100mila persone che sviluppano i fenomeni trombotici sopra menzionati, risulta pari a 1.1, mentre il numero di morti dovute a Covid-19 prevenibili è pari a 8 ogni 100mia persone. In un contesto epidemiologico connotato da circolazione virale bassa, il numero di casi ogni 100mila persone che sviluppano i fenomeni trombotici sopra menzionati, rimane, ovviamente, pari a 1.1, mentre il numero di morti dovute a Covid-19 prevenibili scende a 1».
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Dati totalmente fuori contesto
Ma bisogna fare molta attenzione. Perché se è vero che la relazione originale pubblicata dell’Ema riporta sì questi numeri, il CTS nel verbale ha considerato solo la fascia tra i 50 e i 59 anni, generalizzandone i dati. Scendendo di età, invece, le cifre cambiano, e non poco. Nel gruppo più giovane preso in esame, ovvero quello fra i 20 e 29 anni, sia nei casi di circolazione media che bassa del virus, il numero di morti da Covid atteso è pari a 0, mentre il rischio di trombosi associato a livello di piastrine basse sale a 1.9 ogni 100mila.
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Bene fare chiarezza, ma è troppo tardi
Il via libera del Cts permise ad alcune regioni di attivare gli open days con AstraZeneca, esattamente come successo in Liguria: Camilla Canepa si vaccinò volontariamente a Chiavari il 25 maggio. Il 3 giugno era andata una prima volta in pronto soccorso a Lavagna, con cefalea e fotofobia. Era stata sottoposta a Tac cerebrale ed esame neurologico, entrambi negativi, ed era stata dimessa. Il 5 giugno il ritorno in pronto soccorso con deficit motori ed esami stavolta chiarissimi. Poi il trasferimento a San Martino di Genova e l’inutile lotta dei medici per salvarle la vita. Il 10 giugno il decesso. Già allora erano moltissimi i dubbi posti da quelli che venivano additati come “complottisti” sull’opportuna analisi dei dati, considerando la mortalità pressoché inesistente dei giovani rispetto al primo ceppo del Covid. Oggi si cerca di far luce sulle responsabilità di chi quelle decisioni le ha prese, ma troppo tardi per chi, purtroppo, è già morto o ha avuto danni irreparabili.
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