Alzare i tassi d’interesse, con questa preoccupante periodicità, così come fa da mesi la Fed e come fa anche la Banca centrale europea, è assolutamente controproducente, e il paradosso è che ciò accresce la stessa inflazione che dovrebbe contrastare. Lo abbiamo già scritto altre volte, è vero, ma così si è espressa una delle voci più critiche, e autorevoli, tra gli economisti e gli osservatori delle vicende finanziarie: Joseph Stiglitz. Il Premio Nobel per l’economia del 2001 ha tenuto un luogo colloquio con l’economista Leonardo Becchetti, a Firenze. Stiglitz era l’ospite d’onore del Festival Nazionale dell’Economia civile tenutosi nel capoluogo toscano. L’iniziativa prova a coniugare sviluppo e temi etici, ed è esattamente dalla ricerca di tale equilibrio che originano gli studi di Joseph Stiglitz. L’edizione di quest’anno ha visto la partecipazione di ben due Premi Nobel: Shirin Ebadi, avvocatessa iraniana e Premio Nobel per la Pace nel 2003, e appunto Joseph Stiglitz, insignito dalla Accademia reale svedese delle scienze nel 2001, grazie alla sua teoria delle “Asimmetrie informative” in ambito economico. (Continua a leggere dopo la foto)
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Gli errori della Bce e la crisi del debito
È stato anche capo economista della Banca Mondiale e consulente economico del governo degli Stati Uniti, mentre ora insegna Economia e Finanza alla Columbia University di New York. Anzitutto Stiglitz ha inteso puntualizzare che l’inflazione che sta minando le economie occidentali è atipica, dunque immune alle misure tipiche, come lo stesso rialzo dei tassi. Spieghiamoci meglio, con le parole dello stesso economista: quelle attuale non è un’inflazione “da eccesso di domanda”, ma da “problemi della catena di fornitura, come la carenza di chip per le automobili”. Problemi temporanei, pertanto, “contro i quali maggiori investimenti avrebbero aiutato”. Vi è, poi, un secondo aspetto evidenziato dal Premio Nobel: “La Federal Reserve non ha prestato attenzione alle conseguenze sugli altri, alla disuguaglianza nei Paesi in via di sviluppo e ai Paesi altamente indebitati”. Va da sé che tale accusa possa essere serenamente rivolta alla Bce, e il timore di Joseph Stiglitz è che molti Paesi del mondo “si troveranno ora ad affrontare una crisi del debito”. E allora, come si risolve il problema delle disuguaglianze? “Dobbiamo analizzare le cause”, afferma ancora Stiglitz come riporta Avvenire, che opera un altro distinguo: ovvero tra le “diseguaglianze ereditarie”, di tipo finanziario e nel capitale umano, e la seconda grande fonte di disuguaglianza è “l’esercizio del potere”, attraverso “monopoli, sfruttamenti, discriminazioni”. Quel che occorre sono leggi “forti” per appianare le disparità e le asimmetrie. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il problema dell’Europa è l’euro
Circa l’euro, il Premio Nobel ha notoriamente posizioni fortemente scettiche, giacché una valuta comune “senza un patto fiscale e uno per le banche” di qualità, è destinata a fallire. “Il problema dell’Europa è l’euro” è il titolo di un suo saggio del 2016. Ne è convinto ancora, Stiglitz: “L’euro non è riuscito a realizzare nessuno di questi due obiettivi: prosperità e integrazione politica”. Due sole sono le possibili opzioni: o il cosiddetto euro flessibile, o addirittura una concordata distruzione dell’euro stesso. L’Unione europea, come la consociamo oggi, è solo un gigante dai piedi d’argilla. “I costi, sia finanziari sia emotivi, di una separazione potrebbero essere molto elevati, ma i costi del restare uniti potrebbero essere anche superiori“, dunque. Tornando al paradigma della cosiddetta economia civile, che si nutre precisamente delle tesi dello stesso Stiglitz, se l’homo oeconomicus è essenzialmente “un essere egoista e completamente razionale”, dobbiamo riconsiderare questa condizione e, invece, avremmo bisogno di formare persone per una società diversa, in cui ci fosse più cooperazione. Già negli anni Novanta egli scrisse che “i paesi ricchi del Nord America e dell’Europa dovrebbero eliminare tutte le tariffe e i contingenti sulle merci provenienti dai paesi in via di sviluppo”.
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