Vi avevamo raccontato nei giorni scorsi, attraverso le pagine del Paragone, delle difficoltà del governo su uno dei fronti più spinosi: il Mes. Sul Fondo Salva-Stati, che per tanti economisti nasconde trappole pronte a scattare per la nostra economia, l’esecutivo aveva preso in passato posizioni precise, di condanna. Ma la corrente più europeista ha continuato a rassicurare Bruxelles: “Ratificheremo il trattato”. A tuonare, in queste ore, è stato il senatore della Lega Claudio Borghi, probabilmente consapevole del fatto che i rischi sono dietro l’angolo, con le spaccature nel governo sempre più evidenti: “In questo Mes ci sono cose senza senso. Il mio nome, sulla ratifica, non ci sarà“. Parole nette, pronunciate alle pagine della Stampa, e di ben altro tenore rispetto a quelle di altri colleghi della maggioranza, anche del suo stesso partito. (Continua a leggere dopo la foto)
“Combatterò il Mes con ogni mezzo possibile – ha spiegato Borghi – e non voterò mai una ratifica con qualsivoglia postilla o rassicurazione dovesse essere accompagnata e per noi non è nemmeno un tema di governo o meno, è una questione storica. Questo nuovo trattato del Mes è peggiore di quello vecchio, perché l’Italia ha versato al fondo già 15 miliardi ma nel nuovo trattato c’è scritto che la mancante parte del capitale può essere richiesta, a totale discrezione del direttore del Mes, e che lo Stato deve adempiere entro una settimana”. (Continua a leggere dopo la foto)
Governo, favorevoli e contari al Mes: ecco chi lo vuole
“In altre parole, si può chiedere all’Italia di saldare i mancanti 115 miliardi in una settimana, portandola verso il fallimento. E il direttore del Mes godrebbe, sempre secondo il trattato, dell’immunità penale e civile”. Il tutto mentre il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha però ribadito all’Europa la disponibilità dell’Italia alla ratifica, sostenendo che il Mes non si trasformerà in un caso. (Continua a leggere dopo la foto)
Secondo le ultime indiscrezioni, il governo Meloni potrebbe aver avviato delle trattative con l’Ue: ok alla ratifica del Mes, ma in cambio modifiche al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che lascino maggiori margini di manovra all’esecutivo. Far accettare agli italiani che il Meccanismo Europeo di Stabilità alla fine sarà approvato, però, non sarà facile. E la premier, in passato severissima contro il Mes, lo sa bene.
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