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“Chi sono i papabili”. Il dopo Francesco in Vaticano è già iniziato: come sarà la Chiesa dopo di lui (e con chi)

Pubblicato il 17/04/2023 15:03

Dopo 10 anni di pontificato e con notizie sempre più altalenanti sulle sue condizioni fisiche, in Vaticano e nel resto del mondo ci si inizia a chiedere come sarà la Chiesa dopo papa Francesco. Il papa in carica ha stravolto il collegio cardinalizio, e finché avrà forza e vita continuerà a farlo, proprio per dare una direzione alla sua successione. È vero che Bergoglio ha più volte detto di aver già preparato la sua lettera di dimissioni, ma anche affermato che finché la salute e le forze fisiche lo sosterranno tirerà avanti. “Si governa con la testa non con le gambe”. Su quello che sarà il post, però, ci sono alcuni indizi. Oltre alla trasformazione del collegio cardinalizio, c’è anche la fine del sinodo mondiale della chiesa convocato dal papa. L’ultima fase si terrà in due momenti differenti: uno nel 2023 e l’ultimo nell’ottobre del 2024. E il tema della successione (in un modo o nell’altro) è in ballo. (Continua a leggere dopo la foto)
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Che sia una rinuncia o per cause naturali, poco importa. Il tema della Chiesa dopo papa Francesco al momento, anche se sotto traccia, è centrale in Vaticano. Come spiega Francesco Peloso in un lungo approfondimento su Domani, attualmente i cardinali elettori sono 123, ma molti di loro nei prossimi giorni e mesi supereranno la fatidica soglia degli 80 anni oltre la quale si perde il diritto di voto per eleggere il papa. Fra gli italiani hanno già superato la soglia i cardinali Domenico Calcagno e Angelo Bagnasco; i prossimi saranno Angelo Comastri e Crescenzio Sepe. “Fra i non italiani, spicca il nome di uno dei più stretti collaboratori del papa: il cardinal Oscar Rodriguez Maradiaga che ha compiuto gli 80 il 29 dicembre scorso. In tutto, nel 2023, i porporati che supereranno l’età che permette di partecipare al conclave saranno 11”. È presumibile quindi che Francesco nei prossimi mesi nomini nuovi cardinali. (Continua a leggere dopo la foto)
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E quale influenza avrà questa tornata di nomine sul prossimo conclave? Il collegio cardinalizio avrà una connotazione sempre più legata al pontificato di papa Francesco, influenzando dunque anche il dopo. “Bergoglio, infatti, già oggi, solo fra i cardinali con diritto di voto, ha nominato 81 porporati su 123, sono invece 10 quelli che hanno ricevuto la ‘berretta rossa’ da Wojtyla e 32 quelli designati da Benedetto XVI”. Attenzione però, puntualizza Peloso: “Ciò non significa che vi sia un’ipoteca sul successore di Francesco, anzi, calcoli del genere rischiano di non trovare riscontro nella realtà”. Chi sarà dunque il successore? Ma soprattutto: come sarà? Francesco ha caratterizzato il suo pontificato spostando il baricentro del cattolicesimo verso il sud del mondo, dunque – anche per questioni fisiologiche – la chiesa del futuro probabilmente avrà “sempre di più un volto extraeuropeo”. (Continua a leggere dopo la foto)
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L’Europa, infatti, ad oggi, conta su 48 cardinali elettori, il nord America 16, il centro America 5, il sud America 15; l’Africa 16, l’Asia 21, l’Oceania 3. Ormai il “resto del mondo” supera nettamente l’Europa. E l’Italia? Dopo Francesco ha speranze di “riavere” un papa? “La componente italiana a livello nazionale resta quella maggioritaria, sia pure ridimensionata nei numeri. A mancare, in questa fase, sono in realtà le personalità di spicco fra vescovi e cardinali della penisola”, analizza Peloso. Ma c’è un’eccezione: monsignor Pietro Parolin, che rappresenterebbe da una parte la continuità con Francesco sui temi globali, e forse, su un altro versante, rassicurerebbe quei settori ecclesiali che non hanno gradito troppo il “movimentismo” pastorale di Bergoglio. In conclusione, italiano o no, come sarà la chiesa del dopo Francesco? “I cardinali cercheranno una personalità che, progressista o moderata che sia, abbia in mente di tenere unita la chiesa procedendo, per così dire, adagio”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Ma chi sono gli altri papabili? Dall’Asia, è stato a lungo dato in crescita il cardinale Luis Antonio Tagle; negli States, fra i cardinali conservatori più solidi figurano Timothy Dolan, arcivescovo di New York e Daniel Di Nardo, arcivescovo di Glaveston-Houston; nell’area liberal e bergogliana troviamo i cardinali Blase J. Cupich, arcivescovo d i Chicago, Wilton Greggry, il primo cardinale afroamericano, arcivescovo di Washington, e James Tobin, arcivescovo di Newark. Ci sarebbe poi il card. Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston e capo della Pontificia commissione per la tutela dei minori, uno dei più stretti collaboratori del papa, ma nel 2024 compirà 80 anni. Ma altri nomi “papabili” potrebbero emergere dal cosiddetto C9, cioè il Consiglio dei cardinali che coadiuva il papa nel governo della chiesa universale, di recente rinnovato da Bergoglio. (Continua a leggere dopo la foto)
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Chi sono gli altri “papabili”

Analizza Peloso: “Qui troviamo una serie di personalità di spicco che, tutte insieme, mostrano il volto di una chiesa capace ancora di rappresentare il mondo. Figurano infatti nel gruppo i cardinali Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) e Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay (India)”. C’è poi lo spagnolo Juan José Omella y Omelia, arcivescovo di Barcellona. E poi c’è da guardare al gigante cattolico dell’America latina, il Brasile, fra cui si annovera il moderato Odio Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo. Nelle chiese dell’Europa orientale, resta in auge l’arcivescovo di Budapest, il cardinale conservatore Péter Erd. Insomma, in Vaticano il dopo Francesco è già iniziato.

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