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Ecco come l’Europa ha distrutto la Sanità italiana. I dati impietosi che condannano l’Italia

Pubblicato il 30/08/2023 19:58 - Aggiornato il 30/08/2023 20:02

La Sanità pubblica italiana è allo sbando, da tempo, e pensare che c’è stato un tempo in cui era un vanto del nostro Paese. Ora è difficile persino trovarlo, un medico, e questa situazione nelle zone più impervie, dove può accadere che si muoia per mancanza di ambulanze, ha già causato decessi che, probabilmente, si sarebbero potuti evitare con la presenza di una Guardia medica operativa. Una conferma ufficiale di quel che tutti sappiamo arriva, ora, anche dai dati dell’Eurostat, l’ente statistico dell’Unione europea, che pone il nostro Paese al quattordicesimo posto (su 27) tra i Paesi membri in quanto al rapporto tra numero di medici e numero di abitanti. Per venire incontro ai deliranti diktat di bilancio imposti proprio dalla Unione europea, negli ultimi dieci anni la politica italiana ha definanziato il Servizio sanitario nazionale per circa 37 miliardi di euro, anche per via del processo di decentramento verso le Regioni e della “aziendalizzazione” che ha minato alle basi la Sanità pubblica, gestita ora con criteri essenzialmente economici. (Continua a leggere dopo la foto)
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Italia al 14° posto (su 27)

Dobbiamo prima registrare un dato – solo apparentemente, e poi spiegheremo il perché – positivo: nel 2021, l’Unione Europea contava circa 1,82 milioni di medici praticanti. Il maggior numero si registrava nei Paesi più grandi dell’Ue: la Germania, con 377mila unità, pari addirittura al 21% del totale europeo era seguita a distanza dall’Italia con 243mila medici praticanti, e poi Francia (216mila medici) e Spagna, con 213mila camici bianchi. Se questo dato può trarre in inganno, vediamo ora qual è l’amara realtà, ovvero, se non consideriamo i semplici praticanti bensì solo i medici abilitati all’esercizio della professione, e li rapportiamo al numero di abitanti, il nostro Paese ne esce malconcio. Infatti, tra i paesi dell’Unione europea, la Grecia (629,2) e il Portogallo (562,0) hanno registrato il numero più alto di medici ogni 100mila abitanti, seguita dall’Austria (540,9). Invece, i rapporti più bassi sono stati registrati in Francia (318,3), Belgio (324,8) e Ungheria (329,8). L’ Italia, con un rapporto di 410,4 medici abilitati all’esercizio della professione si piazza, come anticipato, al poco lusinghiero quattordicesimo posto, secondo quanto illustrato da Quotidiano Sanità. Per allinearsi al livello di altri Paesi europei di riferimento, in Italia mancano all’appello 30.000 medici e 250.000 infermieri e, per colmare questa carenza, il nostro Paese dovrebbe investire 30,5 miliardi di euro, tenendo conto del maggiore bisogno di personale sanitario causa dell’età media più alta della popolazione italiana. Questi conti e questi parametri li rinveniamo nel XVIII Rapporto Sanità del Crea (Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università di Roma Tor Vergata, presentato al Cnel il 25 gennaio 2023. (Continua a leggere dopo la foto)
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Medicina territoriale a rischio desertificazione

Mettendo in conto i circa 12mila medici che vanno in pensione ogni anno, per colmare il divario se ne dovrebbero assumere almeno 15mila ogni anno per i prossimi 10 anni, ciò proprio per via della elevata presenza di over 75 nel nostro Paese rispetto ad altri membri dell’Unione. Inoltre, ancora secondo lo stesso rapporto, i medici italiani guadagnano in media il 6% in meno dei colleghi europei e gli infermieri anche il 40% in meno. Da una lettura del Sole 24 Ore dello scorso 10 maggio, infine, emerge un’altra criticità: secondo il Rapporto Agenas (genzia nazionale per i servizi sanitari regionali), nel 2025 in Italia mancheranno 3.632 medici di medicina generale, i cari vecchi medici di base, o medici di famiglia, una categoria a rischio estinzione (Continua a leggere dopo la foto)
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L’incredibile vicenda dei medici cubani

“Nel nostro Paese – ha dichiarato Silvestro Scotti, segretario generale della Fimmg, che raggruppa i medici di medicina generale – si assiste a una desertificazione della medicina territoriale, con un forte sbilanciamento di investimenti verso la specialistica che ha limitato gravemente il diritto alle cure dei cittadini”. Non possiamo non concludere ricordando che non è tanto per crisi di vocazione che mancano i medici in Italia, ma perché i nostri migliori cervelli, sovente, sono di fatto costretti ad emigrare all’estero, eppure, come abbiamo riportato, la Regione Calabria li importa persino da Cuba.

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