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“Con il Recovery Fund l’Italia diventerà una colonia”. L’analisi di Giulio Tremonti

Pubblicato il 07/09/2020 12:43

Alessandro Rico su La Verità ha intervistato Giulio Tremonti per discutere di Unione Europea, Recovery Fund, referendum e attualità. Su alcune questioni le riflessioni di Tremonti sono come sempre corrette e meritevoli di diffusione. “I politici e gli accademici, che tra l’altro solo in questi giorni si sono animati, mi sembrano stregoni non apprendisti che maneggiano veleni presentandoli come medicine o come antidoti. Ventitrè anni fa erano già evidenti in Italia i segni del male interno al corpo della democrazia. L’origine dei problemi non è più solo nazionale. E nella relazione alla proposta Tremonti-Urbani si prevedevano instabilità e folklore. Oggi quei mali sono, purtroppo, ancora più evidenti – e, tra l’altro, non solo in Italia”.

Continua Tremonti: “Di che mali parlo? Primo: ti candidi al governo di una nazione, ma l’origine e la dimensione sovranazionale dei problemi – che, se vieni eletto, devi governare va oltre i tuoi poteri. Dalle migrazioni alle macchine ruba lavoro portate dalla rivoluzione digitale. Secondo: la caduta delle ideologie. Per due secoli sono stati palinsesti capaci di identificare principi, apparati di pensiero, schemi d’azione. Terzo: la spesa pubblica. Il deficit standing è stato, nell’ultimo mezzo secolo, un mezzo per acquisire consenso o ridurre il dissenso. Adesso è l’opposto. C’è il Covid, ma quello della finanza pubblica tornerà a essere uno dei fattori determinanti in positivo o in negativo, per la democrazia. Posso assicurarle che un conto è governare contenendo o riducendo il deficit, un conto è governare facendo deficit”.

Sulla reazione dell’Ue al Covid Tremonti è netto: “Degli eurobond già si prevede il carattere una tantum e non permanente. I contributi sono condizionati non solo all’efficienza degli investimenti finanziati, ma anche alla presenza di riforme di ‘stile europeo’. Tanto sugli investimenti quanto sulle riforme, il controllo può prendere la forma del condizionamento. Oggi, e domani soprattutto, si dovrà constatare quanto duro sarà dipendere dalle condizioni europee. Anche perché tutto quanto fatto in Italia verrà controllato dai nostri partner europei – partner si fa per dire…”.

Come finirà? Conclude Tremonti: “Quello che fu uno Stato fondatore diventerà uno Stato prenditore, presentandosi sulla scena come una stazione appaltante – o appaltata. Già abbiamo difficoltà a fare gli investimenti domestici, figurarsi quelli europei. La Bce crea moneta dal nulla e lo fa su scala esponenziale, passando dai miliardi ai trilioni, a cosa serve? Lo scettro del potere è così passato dai governi alla Bce e da questa al mercato monetario. Esclusa l’ipotesi che arrivino un’inflazione salvifica o una ripresa economica, è fortemente probabile che si accumulino i presupposti per una drammatica crisi finanziaria”.

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