142 miliardi di euro, una cifra che corrisponde a più dell’8% del Pil italiano. Soldi che dovrebbero finire nelle tasche dello Stato e che invece vengono nascosti al calduccio in paradisi fiscali, protetti da sistemi che impediscono al Fisco di raggiungerli. Un meccanismo che si trascina da anni: nel 2016, per esempio, il mancato introito per l’Italia causato dalla fuga nei centri offshore è stato di 1,73 miliardi di euro, lo 0,11% del Pil. Dati che arrivano dalla Commissione Europea e che fotografano ancora una volta un fenomeno al quale nessun governo è ancora riuscito, negli anni, a porre un argine deciso.
L’ultimo rapporto del Dipartimento per la Fiscalità generale e l’unione doganale, pubblicato alla fine del 2019, piazza il nostro Paese al quarto posto nella classifica dei Paesi con maggiori ricchezze accumulata nei centri offshore. Non certo una medaglia da sfoggiare con orgoglio. Al primo posto c’è la Germania con 331 miliardi di euro, al secondo la Francia con 277 miliardi, al terzo il Regno Unito con 218. Segue l’Italia, appunto, con 142 miliardi di euro. Un fenomeno che ha registrato impennate improvvise per poi calare, un andamento ondivago che però non si è mai arrestato del tutto, anzi.
Nel 2001, per esempio, i miliardi nascosti nei paradisi fiscali dagli italiani ammontavano a 216,9 miliardi nel 2001, poi scesi con gli anni fino a un nuovo boom nel 2013, quando il totale è diventato 167,1 miliardi di dollari. L’importo è calato nuovamente negli anni successivi fino a toccare i 163,4 miliardi di dollari nel 2015 e i 149,8 miliardi nel 2016 (che corrispondono ai 142 miliardi espressi in euro). Tra le poche note positive che emergono dal dossier sul nostro Paese, una media inferiore a quella europea nel rapporto tra soldi nascosti nei paradisi fiscali e Prodotto interno lordo: se lo standard Ue è del 9,7% del Pil, per l’Italia questa percentuale scende all’8,1%.
La ricchezza globale offshore stimata dal rapporto della Commissione europea è di 7,5 trilioni di euro, ovvero il 10,4% del Pil mondiale. Quella nascosta da cittadini dell’Ue è stimata invece in 1,5 trilioni di euro nel 2016, con una media di 1,2 trilioni di euro nel periodo 2001-2016. A guidare negli ultimi anni la crescita del fenomeno sono però i Paesi che non fanno parte dell’Ocse, con un’impennata particolarmente significativa in questo senso arrivata dalla Cina che ha visto cresce di 21 volte la ricchezza detenuta da propri cittadini in dei paradisi fiscali oltre i confini.
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