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La bufala dell’emergenza Long Covid. Cosa si nasconde davvero dietro la nuova bugia. E i media s’inginocchiano ancora

Pubblicato il 12/03/2023 17:13 - Aggiornato il 12/03/2023 20:18

Si fa un gran parlare del cosiddetto Long Covid, che rappresenterebbe una nuova emergenza sanitaria, ma è lecito domandarsi quanto piuttosto i sintomi di questa sorta di Covid “permanente”, che si trascinano per mesi o anni dopo la guarigione, possano ascriversi ad effetti avversi da vaccino. E ce lo domandiamo per ragioni empiriche. Se le emergenze sono dettate anzitutto dalle statistiche, e dunque da numeri rilevanti, ebbene: l’emergenza da Long Covid non sussiste. Anzi, a fronte di sporadici casi scientificamente ascrivibili al virus, si contano in tutto il mondo centinaia di migliaia di pazienti con problemi gravissimi di effetti avversi da vaccino. L’impressione è che la emergenza da Long Covid possa arrivare a camuffare, sovrapponendole, le due sindromi. Dopo la terza dose, in alcuni casi anche prima di quest’ultima, si registrano casi – questi sì – numericamente assai rilevanti di broncopolmoniti e polmoniti, oltre a fibrosi polmonari, problemi cardiaci come pericarditi, persino casi importanti di Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). La cosa quantomeno sospetta, inoltre, è che chi si sia ammalato di Covid e fosse vaccinato, molto spesso, sia poi stato male; ciò che invece non si è riscontrato in chi sia guarito dal Covid, ma senza aver aderito alla campagna vaccinale. L’allarme sul cosiddetto Long Covid, ovvero la persistenza di sintomi quali astenia, affanno, problemi di memoria, depressione, ansia, mancato recupero dei sensi del gusto e dell’olfatto, è stato rilanciato da ultimo dalla rivista medica e scientifica inglese Lancet, ripresa in Italia dall’agenzia Adnkronos. Addirittura, vi si legge, una persona su dieci è costretta a smettere di lavorare. Occorre anche sottolineare che il Long Covid sarebbe invero ascrivibile alla sola prima ondata, la più compromettente, quella originatasi a Wuhan: dalla variante cosiddetta Delta in poi i casi sono pressoché inesistenti. È altresì da domandarsi quanto quello che viene definito Long Covid sia frutto del virus e quanto discenda, invece, da cure non adeguate. L’oramai tristemente nota “Tachipirina e vigile attesa”, che anche nei soggetti guariti ha consentito al virus di avanzare sino a generare problemi seri ai polmoni, così come anche al sistema nervoso. (Continua a leggere dopo la foto)
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bufala del long covid

E ancora: quanto, quello che viene etichettato come Long Covid, può essere un effetto collaterale dell’indebolimento del sistema immunitario a seguito di ripetute vaccinazioni? Il metodo scientifico imporrebbe il porsi delle domande, sperimentare, approfondire, provare e riprovare. L’approccio fideistico non può riguardare la scienza che, di norma, dovrebbe appunto muoversi per tesi e antitesi, prima di trovare una sintesi. Già in passato abbiamo scritto a riguardo dei dati della ricerca statunitense, pubblicati anche da La Verità del 21 giugno 2022, secondo cui il presunto Long Covid rappresenterebbe, semmai, un insieme degli effetti collaterali dei vaccini. In quell’occasione, lo studio – condotto da scienziati di Boston, Philadelphia, Baltimora e Bethesda e pubblicato in versione pre print a maggio 2022 su Medrxiv – aveva trovato riscontro anche nella tesi del professor Andrea Francesco De Maria, esperto di malattie infettive dell’Università di Genova, che ha colto problemi neuropatici serissimi in pazienti italiani dopo il vaccino. Quella del Long Covid, dunque, è una bufala, un tentativo di confondere le acque? (Continua a leggere dopo la foto)

bufala del long covid

Infine – a proposito dei deficit di trasparenza che hanno accompagnato l’intera vicenda sin dal 2020 – dobbiamo amaramente constatare che l’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, fornirà d’ora in poi i dati sugli effetti collaterali con cadenza solamente annuale e non più trimestrale. Prima del Covid, invece, il report era fornito con cadenza addirittura mensile. Il tutto avviene a tre anni esatti di distanza da quando, l’11 marzo 2020, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, dichiarava la pandemia da Covid-19.

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