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Il Mes è rimasto lo stesso: spunta la “sorveglianza rafforzata” per gli Stati che attiveranno il Salva-Stati

Pubblicato il 30/04/2020 09:57

Hanno provato a cambiargli nome tante volte in questi giorni, passando da Mes, nomina che evocava ormai brutti pensieri nei cittadini, a Mes light, una versione teoricamente zuccherata del Fondo Salva-Stati della quale, secondo Conte e il Pd, non dovremmo avere paura. Come abbiamo scritto tante volte, però, lo strumento in sé è rimasto lo stesso, continuando a portarsi dietro tutte le proprie criticità. Se ne stanno finalmente accorgendo in tanti nelle ultime ore, ultimo in ordine cronologico Alberto D’Argenio su Repubblica che ha capito quanto fallace fosse la recente narrazione di un’Europa pronta finalmente a venirci incontro. E che ha puntato il dito contro la pericolosa sorveglianza rafforzata di Commissione e Bce per chi deciderà di accedere alle risorse.

Il Mes è rimasto lo stesso: spunta la "sorveglianza rafforzata" per gli Stati che attiveranno il Salva-Stati

Il contratto è già pronto, sostanzialmente: sul piatto ci sono 240 miliardi a disposizione degli Stati europei, dei quali 36 rappresentano la quota teoricamente destinata all’Italia qualora quest’ultima dovesse richiedere l’attivazione dello strumento. A occuparsi dei termini è stato un team capitanato da Klaus Regling, direttore generale dell’istituzione: ora i governi saranno impegnati nella fase finale dei negoziati, fino all’8 maggio, poi arriverà il via libera finale. Il Mes si presenterà così con una nuova veste, nella quale si legge che i partner “si devono impegnare a usare i fondi per finanziare i costi sanitari diretti e indiretti, cure e prevenzioni”. Una formula rassicurante, dalla quale spariscono condizionalità e formule come i memorandum, che rievocano quanto accaduto in passato alla Grecia e quindi sono state saggiamente cassate. La sostanza, però, a guardar bene non è cambiata di parecchio.

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Perché leggendo meglio ecco arrivare un altro passaggio, ben più inquietante: “La Commissione europea chiarirà monitoraggio e sorveglianza in accordo con le regole del Two Pack”. Una dinamica obbligata dal Trattato del Meccanismo europeo che implica una “sorveglianza rafforzata” da parte della stessa Commissione e della Bce. Manca soltanto l’Fmi, per il resto siamo di fronte alla vecchia Troika. Il tuo indebitamento, in sostanza, sarà sempre tenuto sotto controllo. Con buona pace delle balle che una parte del governo continua a raccontare in merito e alle quali, prima o poi, finirà probabilmente per credere anche un Movimento Cinque Stelle sempre meno battagliero e sempre più rassegnato al suo ruolo di stampella di quella vecchia politica che prometteva di combattere nelle piazze.

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Lo stesso Klaus Regling, il direttore generale del Fondo, lo aveva d’altronde già chiarito nei giorni scorsi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: il Mes è pronto e funzionante, altri strumenti invece al momento non esistono e chissà quando esisteranno. Il Recovery Fund annunciato giorni fa da un gongolante Conte, insomma, rischia di non arrivare prima della fine dell’anno. Tardi, tardissimo per chi è costretto a fare i conti con una crisi durissimi che tiene inchiodati a casa imprenditori e lavoratori. E allora non resta che il Mes: accettare le regole di Bruxelles, incassare i soldi e prepararsi alle conseguenze. Vedrete, col passare dei giorni cercheranno tutti di convincerci che in fondo non è poi uno scenario così malvagio.

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