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L’ultima presa in giro di Bruxelles: ora invita i Paesi membri (Italia compresa) a investire

Pubblicato il 14/02/2020 15:45

Il futuro dell’Italia non sembra particolarmente roseo, anzi. A dirlo è la Commissione europea, che ha pubblicato le Previsione economiche incentrate sul Pil per l’anno appena iniziato, evidenziato non poca preoccupazione non solo per le sorti del nostro Paese, ma anche per quelle di Germania e Francia. L’effetto per l’Unione Europea, secondo le stime, è una ripresa fissata al +1,4% e nella zona euro a +1,2%. Il tutto a causa degli arretramenti nella produzione industriale e nell’export, legati anche agli “scioperi in Francia” e dalle difficoltà del settore auto in Germania.

L'ultima presa in giro di Bruxelles: ora investe i Paesi membri (Italia compresa) a investire

Ecco, allora, che quelli che una volta erano considerati i veri e propri fari della crescita europea, Francia e Germania, si trovano improvvisamente al fondo della classifica della crescita, entrambi inchiodati a un +1,1% nel corso del 2020. Alle spalle di francesi e tedeschi soltanto un Paese, il nostro: l’Italia è infatti fanalino di coda con un +0,3%. Non bastasse, la diffusione del coronavirus potrebbe, sempre secondo le stime realizzate dall’Ue, aggravare ulteriormente la situazione.

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Il commissario Ue Paolo Gentiloni ha accolto con preoccupazione il verdetto arrivato da Bruxelles, indicando “politiche espansive di bilancio” come una possibile soluzione per gli Stati membri dell’Unione. Sostenendo, in particolare, che i Paesi con le maggiori possibilità di investimento non dovrebbero sottrarsi dal compito di fare da traino anche per gli altri. Parole che suonano grottesche, in bocca a quell’Europa che è proprio il freno principale allo sviluppo degli Stati membri, inchiodate da ferree regole che sembrano valere soltanto per qualcuno e mai davvero per tutti.

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Bruxelles segnala inoltre che “i rischi al ribasso sulla prospettiva di crescita restano pronunciati”. Le indagini sulle imprese suggeriscono un lento avvio nel 2020. “La stabilizzazione provvisoria della produzione manifatturiera, associata all’inversione del ciclo delle scorte, assieme alla ridotta incertezza politica domestica e a condizioni favorevoli del credito, sono probabili fattori di sostegno alla domanda interna oltre il breve termine” scrive la Commissione.

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