Il rapporto deficit-Pil italiano rischia di alzarsi presto verso il 2,5%, percentuale diversa da quel 2,2 messo in conto dal governo e con un conto che sarebbe tra i 3,6 e i 5,3 miliardi. Un allarme lanciato dalla banca Nomura, secondo il quale il rischio recessione c’è, anche a causa degli effetti legati alla diffusione del coronavirus. Secondo l’istituto la situazione internazionale è estremamente allarmante, con il Bel Paese che andrebbe verso una contrazione del Pil dello 0,1% (contro lo 0,2 stimato prima dell’epidemia e lo 0,6 del governo): revisioni al ribasso sono anche quelle che riguardano Francia e Germania.
La previsione “base” è una contrazione dello 0,1%, la meno pessimistica, legata al termine dell’emergenza entro febbraio e a una diffusione limitata alla Cina. La seconda previsione, quella ben più cupa, arriva invece a stimare la contrazione fino allo 0,9% per l’Italia, mettendo tuttavia in conto misure di quarantena estese a tutti i primi sei mesi dell’anno e lo scoppio di una vera e propria pandemia. Le economie di Roma e Pechino sono, secondo Nomura, fortemente connesse, con il calo del turismo cinese (che rappresenta il 5% del totale degli arrivi) e il calo delle importazioni (l’Italia acquista dalla Cina il 7,2 per cento del totale del proprio import mondiale) che finirà per incidere in maniera pesante.
Stime, quelle di Nomura, che arrivano dopo che negli ultimi giorni i principali istituti di ricerca avevano rivisto al ribasso il Pil italiano. Considerando l’effetto-virus, Oxford economics aveva indicato quota zero, mentre l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) aveva recentemente ridotto le stime di crescita allo 0,2%, senza considerare tuttavia ancora gli effetti del coronavirus.
Il rallentamento dell’economia, segnalato dalla caduta di 0,3 punti percentuali nell’ultimo trimestre dei 2019, rischia di impattare sui conti pubblici. Una crescita del solo 0,2 per cento porterebbe il rapporto deficit-Pil verso il 2,4 per cento (dal 2,2 fissato dal governo), mentre una situazione peggiore ci farebbe avvistare il 2,5 per cento. Si tratterebbe di un peso aggiuntivo sul deficit che va dai 3,6 ai 5,4 miliardi.
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