Una mazzata vera e propria, quella che aspetta gli italiani. Che si troveranno a breve a fare i conti con le falle di un decreto Cura Italia che, dopo aver dato il via con estrema fatica ai bonus per i lavoratori costretti da settimane a rimanere a casa, solleva ora il problema della ripresa degli accertamenti fiscali nei confronti di quegli stessi imprenditori sempre più in difficoltà a causa dell’emergenza. Il testo redatto dal governo prevedeva infatti, come spiegato più volte, una proroga di due anni per le attività di accertamento e riscossione del Fisco guidato da Ernesto Maria Ruffini, caro amico di Matteo Renzi insieme al quale ha persino organizzato la prima Leopolda. Le cose, però, non stanno esattamente così.
Agenzia delle Entrate è infatti intervenuta con una direttiva per chiarire alcuni passaggi del testo. Spiegando come il documento preveda il congelamento dei giorni di decorrenza che ripartiranno una volta venuta meno la portanza del decreto. Il contribuente poteva fare ricorso fino al 15 aprile, l’autorità fiscale interverrà a maggio. Dopo un lungo tira e molla, con la rabbia tanto delle opposizioni quanto di parte della maggioranza e una pioggia di emendamenti, il decreto alla fine è stato approvato e, tra lo stupore generale, lo stesso Ruffini in videoconferenza ne ha svelato il reale funzionamento, durante un’audizione a Montecitorio.
“L’Agenzia delle Entrate, per effetto del Cura Italia, ha sospeso l’avvio della fase 3 della notifica di circa 3 milioni di cartelle di pagamento, riferite ai ruoli consegnati dagli enti creditori nel corso del mese di febbraio e di marzo, oltre a circa 2,5 milioni di atti di riscossione”. Successivamente, Ruffini ha spiegato come lo stop sia valido fino a maggio, non oltre. A quel punto, senza la proroga di due anni per passare ai fatti, “procederà a notificare 8,5 milioni di atti nei confronti dei contribuenti”. Insomma, a giugno il Fisco tornerà a bussare alle porte degli italiani, senza esitare oltre. Il motivo? Un emendamento Cinque Stelle a firma di Gianmauro Dell’Olio, accolto dall’esecutivo, che ha fatto saltare la proroga senza però allo stesso tempo introdurre alcuna forma di pace fiscale. Un lavoro davvero impeccabile.
Insomma alla fine della fiera, grazie alla mano a dir poco incauta dei grillini,L agli italiani toccherà preparasi. Perché se il coronavirus costringe ancora molti di loro a tenere le saracinesche abbassate, con difficoltà a pagare tanto i fornitori quanto i dipendenti, il Fisco non può certo aspettare allo stesso modo. D’altronde al governo, insieme al Pd, c’è quel Movimento Cinque Stelle che ha fatto dell’onestà uno dei suoi capisaldi. E che nel frattempo, senza colpo ferire, accetta che personaggi come Claudio Descalzi e Alessandro Profumo, il primo imputato per corruzione internazionale e il secondo con un vasto curriculum di vicende giudiziarie alle spalle, vengano confermati ai loro posti in sella a Eni e Leonardo.
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