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Decreto liquidità, ora anche Bankitalia sbugiarda Conte: “Le risorse sono insufficienti”

Pubblicato il 18/04/2020 16:51

Siamo ormai abituati a un governo che sforna decreti con cui smentisce o modifica o aggiusta i decreti precedenti, quasi sempre annunciati in pompa magna e poi – alla prova dei fatti – documenti che si rivelano pasticciati e pieni di falle. Il cosiddetto “decreto liquidità” non sfugge a questa logica. Per certi versi era il più atteso, quello che sarebbe servito a rimettere in moto l’economia e soprattutto la vita dei cittadini che sono già ridotti alla miseria. Bene, a quanto pare le risorse annunciate da Conte non ci sono. Assistiamo di nuovo, quindi, a una bella differenza tra quello che il premier comunica nelle sue conferenze stampa e quella che invece è la realtà. E stavolta a sbugiardarlo non è qualche sedicente oppositore, ma la stessa Bankitalia. Il decreto, dunque, ha la coperta corta. Anzi, cortissima.

Come spiega ItaliaOggi, “la leva finanziaria prevista dal decreto legge n. 23/2020 per l’attivazione di garanzie pubbliche sul credito ai privati non può arrivare a coprire un rischio da 200 miliardi di euro. Il miliardo di euro messo dal decreto a copertura degli interventi della Sace spa e del fondo di garanzia pmi, a cui si affianca un ulteriore miliardo preesistente in dotazione alla Sace, sono molto lontani dal coprire il plafond necessario per erogare la mole di finanziamenti, che lo stesso decreto liquidità si propone di garantire. E che il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, ha annunciato con enfasi di voler sbloccare, arrivando a quantificare lo sforzo di promozione creditizia in oltre 400 miliardi di euro”.

Lo ha chiarito Paolo Angelini, capo del dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria della BankItalia, rispondendo a un quesito mosso dal senatore Andrea De Bertoldi, capogruppo di Fratelli d’Italia, in sede di audizione presso la commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Con Angelini, in audizione, anche Giorgio Gobbi, capo del servizio stabilità finanziaria di via Nazionale. Sempre Angelini ha stimato che “tra marzo e luglio, il fabbisogno aggiuntivo di liquidità delle imprese” potrebbe “raggiungere i 50 miliardi di euro”. E questo: “Anche considerando l’effetto positivo di alcune delle misure contenute nel decreto legge Cura Italia (n. 18/2020) e supponendo un completo utilizzo delle linee di credito disponibili”.

Alla domanda di De Bertoldi se esistesse «un moltiplicatore per le garanzie pubbliche pari quantomeno a 200″, così da capire se la copertura finanziaria assicurata nel dl 23/2020 sia sufficiente, Bankitalia ha risposto con Angelini: “La mia impressione è che potrà essere necessario un rifinanziamento di quella voce nelle prossime settimane o mesi, in funzione del tiraggio. La leva non può essere chiaramente quella implicita delle cifre che abbiamo adesso”.

Fonti del settore stimano a ItaliaOggi un effetto moltiplicatore di sei su 100 in condizioni di normalità; in pratica, con 1 miliardo di euro di fondi pubblici si arriverebbe ad assicurare garanzie reali sul credito per circa sei miliardi. Con 2 miliardi di euro, i crediti garantiti sarebbero per 12 miliardi. Non certo 200, tantomeno gli oltre 400 annunciati da Conte. Ora qualcuno dirà che Bankitalia sta al soldo di quei brutti e cattivi che fanno opposizione o finalmente l’opinione pubblica può scoprire qual è la realtà?

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