Nell’Italia di Mario Draghi e dell’emergenza Covid, quella delle discriminazioni e dei ricatti di Stato in nome di un presunto bene maggiore, ci siamo purtroppo ormai abituati a non stupirci più di niente, complice anche una stampa totalmente complice e non più, da tempo, al servizio dei cittadini. E così ha finito per passare in secondo piano anche un passaggio in realtà per niente banale, il contenuto della legge numero 206 del 26 novembre 2021 (qui il testo completo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale) che contiente, tra le altre cose, “misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie”.
Scorrendo fino all’articolo 27, ecco emergere modifiche introdotte dalla legge all’articolo 403 del codice civile e che hanno subito messo in allarme le famiglie italiane, con gli utenti a chiedersi attraverso i social il fine di questo cambiamento normativo. Il tema è quello della sottrazione del minore alla famiglia, un’eventualità prevista ora “quando il minore è moralmente o materialmente abbandonato o si trova esposto, nell’ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per la sua incolumità psico-fisica e vi è dunque emergenza di provvedere”.
Un testo che sostituisce il precedente “quando il minore è moralmente omaterialmente abbandonato o è allevato in locali insalubri o pericolosi, oppure da persone per negligenza, immoralità, ignoranza o per altri motivi incapaci di provvedere all’educazione di lui”. E che sta spaventando tanti utenti, convinti che dietro quel generico “pericolo per l’incolumità psico-fisica” possa nascondersi anche il rischio di sottrazione dei figli a famiglie che non si adeguano alle indicazioni in materia sanitaria. Con un’operazione, tra l’altro, dai tempi rapidissimi.
Al comma b dello stesso articolo 27 si legge infatti: “La pubblica autorità che ha adottato il provvedimento emesso ai sensi del primo comma ne dà immediato avviso orale al pubblico ministero presso il tribunale per i minorenni, nella cui circoscrizione il minore ha la sua residenza abituale; entro le ventiquattro ore successive al collocamento del minore in sicurezza, con l’allontanamento da uno o da entrambi i genitori o dai soggetti esercenti la responsabilità genitoriale, trasmette al pubblico ministero il provvedimento corredato di ogni documentazione utile e di sintetica relazione che descrive i motivi dell’intervento a tutela del minore”.
Nelle 72 ore successive è poi il pubblico ministero a chiedere la convalida del provvedimento o la revoca, dopo aver svolto eventualmente approfondimenti. Una sottrazione-lampo, dunque, che si spera venga effettivamente limitata ai casi di reale pericolo per i minori tra le mura domestiche. Qualche mamma, spaventata, si è però chiesta in rete: “E se iniziassero a prendere nota di tutti i ragazzi che si dicono figli di genitori contrari alle limitazioni introdotte dal governo durante la pandemia?”. Uno scenario decisamente inquietante.
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