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I vaccinati devastati dagli “anticorpi impazziti”. Scoperta la causa di alcuni casi gravi di Covid

Pubblicato il 17/06/2022 08:44

Novità importanti sul fronte vaccino e vaccinati. È stato infatti messo ora nero su bianco quanto in molti sostenevano già in tempi passati. In quel periodo, però, nel pieno della campagna di governo per la vaccinazione a tappeto senza se e senza ma non era possibile in Italia dare voci a quegli studi e a quelle verità. È stato dunque scoperto perché alcune persone vaccinate finiscono comunque per ammalarsi sviluppando una grave polmonite che li porta a essere ricoverati in terapia intensiva e, nel peggiore dei casi, addirittura alla morte. La colpa è di alcuni “anticorpi impazziti” (auto-anticorpi), già presenti prima dell’infezione e della vaccinazione, che vanno a indebolire la risposta immunitaria innata contro il virus. (Continua a leggere dopo la foto)

Lo dimostra uno studio pubblicato su Science Immunology da un team internazionale a cui hanno partecipato l’Asst Spedali Civili di Brescia, l’Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, l’Irccs Ospedale Bambino Gesù di Roma e l’Università di Roma Tor Vergata. “Questa è la prima volta che si spiega perché alcuni vaccinati finiscono in terapia intensiva”, commenta al Giornale di Brescia il genetista Giuseppe Novelli dell’Università di Roma Tor Vergata, tra gli autori dello studio. “Il risultato ottenuto conferma ed estende i nostri precedenti studi, che avevano evidenziato la presenza di auto-anticorpi in grado di neutralizzare alte concentrazioni di interferone di tipo I in almeno il 10% delle persone non vaccinate con polmonite critica da Covid-19”. (Continua a leggere dopo la foto)

Risulta ancora più fondamentale, dunque, l’importanza di valutare caso per caso con questo vaccino e non inocularlo indiscriminatamente a destra e a manca spinti da propaganda, ideologia e interessi. Questi “anticorpi impazziti”, infatti, sono stati trovati anche nei soggetti vaccinati: “La conferma è stata ottenuta studiando un campione di 48 pazienti (tra i 20 e gli 86 anni di età) che avevano ricevuto due dosi di vaccino a mRna contro il virus SarsCoV2 e nonostante questo, nell’arco di tempo che va da due settimane a quattro mesi dopo, avevano contratto l’infezione”, sfociata poi in una forma grave di polmonite. Per ciascuno di loro, i ricercatori hanno misurato la presenza di auto-anticorpi contro l’interferone (Ifn), i livelli di anticorpi contro il Covid sviluppati dal vaccino e la loro capacità di neutralizzare il virus”. (Continua a leggere dopo la foto)

I risultati indicano che quasi tutti i pazienti (42 su 48) “avevano regolarmente sviluppato anticorpi contro Covid-19 grazie alla vaccinazione: 10 di loro però, pur avendo prodotto anticorpi in grado di neutralizzare il virus SarsCoV2 (come dimostrato da esperimenti in provetta), avevano anche auto-anticorpi contro l’interferone, quanto basta per indebolire le loro difese”. Sottolinea Novelli: “La presenza di auto-anticorpi anti-Ifn è quindi alla base di un difetto di risposta nell’immunità intrinseca che ha di fatto superato la normale immunità adattativa indotta dalla vaccinazione. Questi dati, uniti a quelli degli studi precedenti, suggeriscono dunque la necessità di studiare la presenza di auto-anticorpi anti-Ifn per individuare i soggetti ad alto rischio di malattia grave da Covid-19”.

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