Siete pronti alla nuova eurotassa mascherata? Una nuova stangata che si abbatterà su famiglie e imprese italiane, già martoriate dai disastri provocati dall’Europa. Una Commissione del Parlamento europeo ha infatti dato il primo via libera a un nuovo regolamento sugli “imballaggi”. Direte voi: e come possono gli imballaggi determinare un aumento dei costi della nostra vita? Presto detto. Facciamo un passo indietro con Daniele Capezzone su Libero che ricorda: “Da anni, sempre su impulso Ue (la maledizione del “ce lo chiede l’Europa”), le nostre imprese, il nostro sistema manifatturiero si sono messi all’avanguardia per ciò che riguarda il cosiddetto ‘riciclo’. Tutto ciò vuol dire investimenti-macchinari-programmazione: spese ingentissime per orientare la catena organizzativa delle aziende nella direzione che ci veniva richiesta”. E ora che fa l’Ue? (Continua a leggere dopo la foto)
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Con questa nuova riforma sugli imballaggi, dopo che noi ci siamo adeguati alle sue richieste, ci dice allegramente che si cambia schema, che era tutto uno scherzo. Il “riciclo” non va più bene, ora, improvvisamente, serve il “riuso”. E cosa comporta questa cosa? Tutto ciò che è stato investito e programmato finora non serve più, occorre ricominciare daccapo, con tutto quello che ne consegue. Ossia: molte imprese salteranno, così come i posti di lavoro; chi riuscirà a resistere avrà a che fare con un pesantissimo aggravio di costi che a sua volta, inevitabilmente, scaricherà sui consumatori finali, cioè noi. Questo determinerà un’ulteriore impennata del prezzo dei prodotti. Ecco perché questa sarà, indirettamente, una nuova “eurotassa”. (Continua a leggere dopo la foto)
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È ovvio, come sottolinea Capezzone su Libero, che gli effetti inflazionistici saranno inevitabili. Del resto, questa è l’Europa: un continuo problema, mai una soluzione. Attacca ancora il giornalista: “Siamo dentro un paradigma dirigista alla sovietica che usa ogni argomento (il clima, la salute, ecc) come altrettanti pretesti per fissare i prezzi, per decidere la macchina che dobbiamo acquistare, per stabilire le caratteristiche della nostra casa, per imporci la quantità di energia da consumare e il modo di produrla. È il momento di dire un secco no”. E noi siamo d’accordo con lui: liberarsi dell’Europa è ormai per l’Italia l’unica soluzione, l’unica speranza. Insomma, con questa riforma sugli imballaggi, a pagare il prezzo più alto sarebbero di nuovo i ceti medi e poveri: sia le imprese (devastate o caricate di costi insostenibili), sia i consumatori (a loro volta gravati da aumenti di prezzi sempre meno sopportabili).
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