Prosegue, inesorabile, quella sorta di crociata che l’Unione europea sembra aver intrapreso nei confronti di abitudini alimentari millenarie e che rientrano nella dieta Mediterranea, unanimemente riconosciuta come la più equilibrata e salutare (patrimonio immateriale dell’umanità, come stabilito dall’UNESCO nel 2010): con il risultato potenziale di affossare un intero comparto. Nel mirino, questa volta, non è il vino, bensì direttamente la materia prima: l’uva. Il presunto impatto del presunto cambiamento climatico e la “necessità” della transizione ecologica, come da prassi oramai consolidata, dovrebbero giustificare tali misure. La denuncia arriva dalla Coldiretti e dalle omologhe associazioni francese e spagnola. “Il Documento Ue sostiene che la produzione dell’uva sia irrilevante, ma è tutto il contrario”, è scritto in una nota dei Coltivatori diretti. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il documento della commissione europea
Di quale “Documento Ue” parlano? Si tratta dello studio complementare sull’impatto del Regolamento Sur sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, pubblicato nei giorni scorsi dalla commissione europea. Il passaggio incriminato, in merito alla “prevedibile diminuzione” della produzione di uva nell’Unione europea, definisce questa come “irrilevante”, in quanto inerente una coltura ritenuta “non essenziale”. Riprendiamo testualmente un passaggio della nota di Coldiretti, pubblicato dal portale cittadellaspezia: “Lo studio prevede un generale calo della produzione di uva dovuto agli effetti della riduzione dei fitosanitari. Nel caso dell’Italia si parla di un meno 20 per cento, preceduto dal meno 18 per cento della Spagna e seguito dal meno 28 per cento della Francia”. L’associazione dei coltivatori italiani sottolinea dunque, nella nota, l’enorme contributo “economico, sociale e culturale” del settore vitivinicolo in Italia, come anche altrove, vitale per molte regioni rurali europee altresì scarsamente produttive (un comparto che da solo è in grado di garantire milioni di posti di lavoro), oltre a rappresentare un atteggiamento totalmente “inaccettabile e incomprensibile”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Una scelta “incomprensibile”
Ma incomprensibile davvero, se solo pensiamo che precisamente l’Unione europea è il primo produttore di vino al mondo, vantando al proprio interno “il 45 per cento della superficie viticola mondiale”, puntualizzano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, rispettivamente presidente di Coldiretti Liguria e delegato confederale. Nella nota vergata dai due dirigenti liguri della Coldiretti, dunque si legge: “Chiediamo agli Stati membri e agli eurodeputati di prendere una posizione chiara su questo tema. Il vino è un importante prodotto economico e culturale in Europa, che deve essere sostenuto con regolamenti realistici”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Un’eccellenza italiana a rischio
Solo in Italia e appena lo scorso anno, il settore vitivinicolo è stato la prima voce dell’export agroalimentare nazionale. Le esportazioni sono cresciute del 10 per cento, pari a 7,9 miliardi di euro, e, nel complesso, parliamo di 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti nel nostro Paese.
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