Giornate di forti polemiche e tensioni, queste, con il governo Meloni alle prese con la rabbia degli italiani a fronte degli aumenti previsti, in primis quello dei carburanti. Una situazione esplosiva che ha spinto la premier a richiamare gli alleati del centrodestra, invitandoli a non fare dichiarazioni impulsive, e ha spinto i benzinai a proclamare lo sciopero nazionale di fronte alla decisione di imporre alle pompe l’obbligo di esporre il prezzo nazionale medio di diesel e gasolio. A guardar bene, però, non è soltanto la benzina a preoccupare gli italiani: altri rincari, dei quali si parla meno, sono infatti alle porte e potrebbero mettere in difficoltà più di qualche famiglia. Tra questi, per esempio, quello dei pedaggi autostradali, per i quali è previsto un nuovo aumento durante la seconda metà del 2023. Ecco, nel dettaglio, tutti i rincari del 2023. (Continua a leggere dopo la foto)
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Il nuovo padrone pubblico delle tratte autostradali, Cassa Depositi e Prestiti, affiancato al 49% da privati, ha infatti deciso di mantenere pedaggi tali da garantire il rientro della buonuscita miliardaria dovuta ai Benetton, precedenti proprietari della viabilità italiana. Con l’inizio del 2023, come spiegato dal Fatto Quotidiano, i pedaggi sono già aumentati del 2% su alcune tratte e arriveranno a un +3.4% a metà dell’anno. Le brutte notizie, però, non sono finite. (Continua a leggere dopo la foto)

Tutti i rincari 2023
Gli ultimi dati diffusi da Bankitalia, Istat e Coldiretti hanno evidenziato come i mutui siano in crescita al 3,55%, con il conto complessivo della spesa schizzato a 13 miliardi di euro in più, complessivamente, rispetto al 2022. I volumi di vendita degli alimentari, di pari passo, sono invece crollati a -6,3%. (Continua a leggere dopo la foto)

Gli aumenti del costo dell’energia elettrica hanno inoltre già costretto gli italiani ad affrontare una spesa maggiorata del 6,6%. Il potere d’acquisto, nel frattempo, è in netto calo. La situazione peggiore, però, riguarda chi ha un mutuo: i tassi, stando alle rilevazioni della Banca d’Italia, sono infatti saliti ancora a novembre, toccando quota 3,55%: a ottobre erano al 3,23%.
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